Come si calcola ISC
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Conoscere tutti i costi connessi ad un contratto di mutuo è, oggi, un’operazione accessibile a tutti grazie all’introduzione di un’unica voce. Si tratta dell‘ISC cioè l’Indicatore Sintetico di Costo. Un valore di fondamentale importanza per comprendere appieno la reale sostenibilità di un mutuo o di qualsiasi altro contratto, attraverso un’ampia panoramica su tutte le spese, piccole e grandi, connesse al finanziamento.
E’ importante tenere presente che l’ISC non equivale al solo tasso di interesse applicato nel mutuo; sono tante le voci che ricadono in questa sigla che, quindi, rappresenta oggi il modo più efficace per indicare i costi che il cliente affronterà nel pagamento di un finanziamento.
ISC: le voci che determinano il valore
Oltre al tasso di interesse e la quota capitale che dovrà essere restituita dall’utente alla banca, l’ISC comprende le spese di istruttoria, quelle relative all’apertura ed alla chiusura della pratica, i costi di incasso, la polizza assicurativa obbligatoria imposta dall’istituto di credito, il costo di un’eventuale attività di mediazione di un terzo soggetto ed altri eventuali spese. Insomma proprio tutto viene incluso nell’ISC? Non proprio. Sono escluse dall’indicatore Sintetico di Costo i costi relativi alla prestazione di un notaio, le imposte previste alla stipula, gli interessi di mora e le spese legali per un’eventuale operazione di recupero dei crediti.
Comprendere appieno il valore del tasso ISC, in un contratto di mutuo, è quindi essenziale per capire i costi previsti nel finanziamento. L’aggiunta di voci non previste, invece, nella determinazione del TAN, il Tasso Annuo Nominale, rende il valore dell’ISC molto superiore. Solo valutando questa voce si può comprendere, infatti, il rispetto o meno del limite di “usura” previsti dalla legge. Basta leggere questo valore per capire, inoltre, la convenienza o meno di un contratto di mutuo. Ma come si legge l’ISC?
L’indicazione dell’Indice Sintetico di Costo è stata introdotta dalla direttiva europea 90/88/CEE mentre in Italia è stata la deliberazione del Comitato Interministeriale del Credito e del Risparmio a determinarne l’obbligo comunicando alla Banca d’Italia le modalità e i tempi di informazione a margine di ogni contratto.
La voce è riportata attraverso una percentuale. Un tasso di ISC pari al 5% significa che su un finanziamento di mille euro, il cliente deve pagare cinquanta euro tra interessi e varie spese accessorie. Insomma un’indicazione chiara e che rappresenta il frutto di un’operazione matematica.
Calcolo dell’ISC: i passaggi da effettuare
La valutazione dell’ISC avviene attraverso una serie di passaggi molto semplici. Si tratta di un’operazione che ogni cliente può realizzare facilmente anche su internet. Sono tanti i calcolatori sul web che, attraverso la compilazione di alcune voci, sono in grado di fornire la percentuale dell’Indice Sintetico di Costo.
Vanno indicate sei fondamentali voci per consentire un’indicazione più veritiera possibile del valore. Il capitale erogato nel mutuo è senza dubbio l’elemento di maggiore importanza a cui deve seguire l’importo esatto della rata da pagare e la periodicità della stessa.
Il calcolo, come detto, può essere realizzato su numerosi portali in rete. Alcuni siti, oltre a determinare il valore dell’ISC, possono anche valutare la correttezza, o meno, dei costi applicati dalla banca.
L’ISC come indicatore della convenienza del contratto
Come detto il valore dell’ISC è l’unico in grado di misurare i costi applicati sul finanziamento e, di conseguenza, l’onestà dell’istituto di credito. Per facilitare la vita dei consumatori, negli ultimi anni, un nuovo valore è stato affiancato all’ISC.
Si tratta del Tegm, un indice che riassume il tasso che, mediamente, gli altri istituti di credito applicano sul contratto di mutuo, dei prestiti, leasing ed altre operazioni di questo genere. L’indicazione di questo valore avviene regolarmente sul sito della Banca d’Italia.