Con il termine adeguamento delle pensione si indica l’adattamento dell’importo pensionistico al valore dell’inflazione pubblicato quotidianamente dall’Istat. In pratica lo Stato, per garantire i potere di acquisto ai pensionati, ritocca periodicamente l’assegno mensile. Si tratta di un aspetto che ha sempre contraddistinto il sistema previdenziale italiano, anche se i cambiamenti, negli ultimi anni, sono stati davvero tanti.
Non si contano le modifiche all’adeguamento della pensione disposte dal legislatore, in alcuni casi, ha decretato addirittura l’interruzione stessa della perequazione, come accaduto in seguito al decreto Salva Italia del Governo Monti. Insomma la confusione riguardo il tema, negli ultimi anni, è davvero tanta e tenersi informati sull’argomento è quindi essenziale.
Adeguamento della pensione: chi ne ha diritto?
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Una delle caratteristiche principali dell’adeguamento della pensione è l’universalità del diritto. In pratica tutti i trattamenti previdenziali previsti dalla previdenza pubblica sono oggetto della perequazione.
Si tratta di un elemento previsto nell’assicurazione generale obbligatoria sia le gestione autonome dei lavoratori che per i fondi ad essa collegati. Rientrano, quindi, nel diritto di adeguamento, le pensioni dirette come quelle di vecchiaia e quella anticipata oltre alle pensioni indirette come quella prevista per i superstiti, sia che minime che integrate.
Le modifiche degli anni scorsi
Come detto in precedenza, il tema dell’adeguamento delle pensioni è continuamente oggetti di modifiche sostanziali. Prima del 31 dicembre del 2011, in pratica, la legge aveva disposto la suddivisione della perequazione in tre fasce. Chi usufruiva di un importo fino a tre volte la quota minima, accedeva ad una rivalutazione pari al 100% del tasso di inflazione.
Somma che scendeva al 90% per chi riceveva una pensione con una quota compresa tra le tre e le cinque volte la minima. Per le pensioni di importo pari ad oltre cinque volte la quota minima, la rivalutazione ammontava al 75% dell’inflazione.
Con la Riforma Fornero si è disposti il blocco dell’adeguamento della pensione per coloro con un assegno pari a tre volte la quota minima. Un adeguamento pieno al valore dell’inflazione è stato applicato per i pensionati che ricevevano un importo inferiore.
Ai dati fino ad ora riportati, va aggiunta la sentenza della Corte Costituzionale che ha giudicato illegittimo il blocco deciso dalla Fornero disponendo il rimborso delle pensioni (ecco come richiederlo). Un rimborso che l’Esecutivo ha poi stabilito, con un Decreto Legge, solo per le pensioni comprese tra le tre e le sei volte la quota minima. Ma qual è il valore attuale dell’adeguamento della pensione?
Adeguamento della pensione: cosa prevede la legge oggi
La formula della perequazione della pensione è stata ulteriormente ritoccata negli ultimi anni. Ad oggi, ovvero fino al 31 dicembre del 2017, l‘adeguamento della pensione avviene seguendo cinque scaglioni. Chi riceve un importo fino al triplo della quota minima, usufruisce di un adeguamento pari al 100% del dato dell’inflazione.
Per le pensioni fino a quattro volte la quota minima, l’adeguamento avviene in misura del 95% mentre per si passa al 75% per le pensioni del di cinque volte maggiori, del 50% per gli importi superiori a cinque volte e del 45% per gli importi che ammontano a sei volte la quota minima.
Cosa aspettarsi per il prossimo futuro
Come detto in precedenza è il tasso di inflazione a determinare l’adeguamento della pensione. Ebbene negli ultimi anni, l’aumento dei prezzi è praticamente zero, con tendenze alla deflazione, ovvero al ribasso. Quali ricadute ha questa situazione sulla perequazione?
Gli assegni versati dal primo gennaio del 2017, hanno una rivalutazione pari a zero visto che sia il tasso di inflazione definitivo che quello provvisorio, relativi al 2016, sono nulli. Anzi, la maggiore indicizzazione concessa nel 2015, quando la rivalutazione provvisoria fu stabilita allo 0,3% mentre l’effettiva era dello 0,2%, porterà ad un lieve abbassamento della somma mensile ricevuta nel 2017. Si tratta di un conguaglio una tantum.