Si chiama tassa di circolazione, o anche più comunemente bollo, e rappresenta uno delle scadenze fisse per gli automobilisti italiani. Un balzello introdotto già nel 1953 e successivamente regolamentato con modifiche nel 2009. Negli ultimi anni le esenzioni per le auto storiche o di “interesse storico” hanno spinto molti italiani a conservare i propri veicoli accedendo alle agevolazioni riguardo la polizza assicurativa e, come detto, del bollo.
Non pagare la tassa di circolazione è un’aspirazione di tanti, ma le ultime modifiche riguardo l’esenzione hanno fortemente ridotto la platea di vetture non soggette a questa tassa. Cambiano le condizioni per l’esenzione del bollo per le auto storiche e soprattutto vengono modificati i parametri per definire una vettura come di interesse storico o d’epoca.
Auto d’epoca e di interesse storico: le differenze
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È importante tenere presente che una precisa differenziazione intercorre tra le auto d’epoca e quelle considerate come di interesse storico. Le prime sono soggette alla cancellazione del PRA, il Pubblico Registro Automobilistico e possono circolare esclusivamente in occasione di raduni.
Le auto storiche, invece, possono percorrere liberamente qualsiasi circuito stradale e autostradale. Se per le auto d’epoca l’esenzione del bollo non è stata interessata da alcuna novità, per le vetture di interesse storico, come detto, le modifiche messe in campo nel 2016 sono notevoli.
Bollo auto storiche: le novità del 2016
Come detto la possibilità di non pagare il bollo ha spinto numerosi automobilisti a “conservare” la vecchia auto accedendo quindi alle agevolazioni previste. Un fenomeno che ha toccato il massimo storico pochi mesi fa, fino a quando il Governo non ha deciso di modificare i termini.
Precedentemente alla Legge di Stabilità le auto, per rientrare nell’esenzione, dovevano avere minimo venti anni. Un limite che l’Esecutivo Renzi ha deciso di spostare a trenta. Si tratta di una decisione che ha limitato fortemente gli automobilisti in grado di accedere alle esenzioni, portando indirettamente ad un aumento esponenziale delle rottamazioni delle vecchie vetture. Ma quali motivazioni hanno spinto a questa decisione del Governo?
Oltre alla solita necessità di reperire una maggiore quantità di fondi per le casse dello Stato, le ragioni della scelta sono dettate soprattutto dalla necessità di una maggiore regolamentazione del settore e, non per ultimo, per ragioni di sicurezza. Sono tante le auto di venti o più anni che circolavano per le strade cittadine senza nessun tipo di valore storico, ma per semplici ragioni di risparmio economico. Insomma il limite di venti anni scontenta un po’ tutti, ma nasconde delle precise motivazioni. I ricorsi delle associazioni e degli enti regionali hanno portato, però, la questione in Cassazione ed ora saranno i giudici a decidere sulla legittimità della decisione del Governo.
Bollo auto storiche: come effettuare il pagamento
Il versamento del bollo della auto storiche avviene, naturalmente, come tutte le autovetture. L’ammontare del balzello varia a seconda delle caratteristiche dell’auto. La situazione, per le vetture storiche in particolare, è però, ancora in evoluzione e le novità potrebbero essere all’ordine del giorno. Una situazione che rende indispensabile affidarsi all’ACI, soprattutto per le auto con un’età compresa tra i venti ed i trenta anni.
È indispensabile tenere presente che il tira e molla tra lo Stato e le Regioni ha portato all’introduzione di uno sconto per il bollo sulle ex auto storiche con oltre venti anni e meno di trenta. Si tratta di un abbassamento dell’imposta di dieci punti percentuali, ma sono i diversi enti regionali a stabilirne l’adozione.
Bollo auto storiche, le novità previste per il 2017
La situazione del bollo auto storiche, come detto, è in continuo mutamento e le modifiche, già nei prossimi mesi, potrebbe essere numerose. Insomma è lecito aspettarsi delle sorprese già per il 2017. Alcune proposte messe in campo da più forze parlamentari, hanno posto il tema dell‘abolizione del bollo per tutte le auto. Si tratta di un provvedimento che andrebbe a ricadere sull’Erario che si troverebbe ad affrontare un notevole ammanco.
È importante tenere presente, inoltre, che le risorse della tassa di circolazione vengono utilizzate dalle Regioni per coprire parte della spesa per la sanità. Eliminare questo balzello, quindi, riproporrebbe la solita questione della “coperta corta“. È probabile, quindi, che alla cancellazione della tassa di circolazione corrisponda l’introduzione di una nuova imposta. Insomma un tema scottante e che potrebbe riservare non poche novità.