Cointestare un’auto rappresentava, fino a poco tempo fa, una delle soluzioni per pagare un premio assicurativo inferiore. Insomma una formula facile da attuare e che comportava un significativo risparmio, sopratutto per i nuovi assicurati (risparmiare con l’assicurazione a rate? Leggi come nella guida). Con il termine cointestazione si intende, infatti, una modalità di acquisto di un determinato bene effettuato da due differenti soggetti.
Nel caso della auto, la cointestazione comporta due diversi nominativi sul libretto. Ma è l’importo dell’assicurazione a rappresentare il motivo principale per cui si ricorre a questa formula. In sostanza la normativa prevede che il premio assicurativo sia applicato a seconda della classe di uno dei due cointestatari dell’auto.
Sono davvero tanti i giovani che, in questa determinata situazione, hanno indicato la classe del proprio genitore per usufruire di sconti, anche notevoli, sull’importo da pagare. Ma a fronte di un ricorso sempre più massiccio a questo tipo di formula, le compagnie hanno applicato una sostanziale modifica decretando, negli anni, una sempre minore convenienza della cointestazione dell’auto.
In sostanza ora non è più l’assicurato più “anziano” a poter essere preso in considerazione per l’applicazione del pagamento, ma entrambi. Una combinazione degli aspetti penalizzanti dei due assicurati viene ora valutata dalla compagnia assicurativa che può applicare una polizza che, in sostanza, non risulta molto più conveniente della normale.
A seguito della cointestazione dell’auto saranno i due proprietari ad essere riportati sul contratto o, in alcuni casi, anche uno. Sono tante le varianti che possono essere applicate e tutte strettamente correlate dalla compagnia assicurativa. Ogni azienda, infatti, può agire in maniera differente cambiando le carte in tavola. È il veicolo ad essere strettamente legato alla polizza assicurativa mentre non ha nessuna importanza quale sia l’ordine dei nomi dei proprietari dell’auto riportati sul libretto.
Le condizioni attuali non sono quindi ideali per cointestare l’auto; un’operazione che, anzi, spesso può rappresentare più una complicazione. Nonostante ciò la cointestazione con i parenti viene spesso proposta da alcune compagnie per determinati utenti onde evitare complicazioni con il contratto. Ma può essere ancora conveniente cointestare l’auto?
Cointestare l’auto: i pro e i contro
In alcuni casi l’operazione può comportare un certo sgravio. Alcune compagnie, infatti, con la cointestazione dell’auto permettono al figlio, se convivente con i genitori, di abbassare il premio. E’ la classe interna, cioè quella determinata dalla compagnia a poter essere abbassata.
In questo caso, infatti, la compagnia assicurativa può stabilire questo parametro con quello del genitore, mentre quella universale, cioè l’altra valutazione della polizza, rimarrà la quattordicesima. Si tratta di un’opzione che può essere messa in campo esclusivamente se il genitore è già cliente della compagnia assicurativa.
E’ importante tenere bene in considerazione che assumere la classe del proprio genitore è possibile anche nel caso in cui l’auto non sia intestata all’altro assicurato, grazie alla Legge Bersani. Nel caso in cui il figlio uscirà dallo Stato di Famiglia, però, dovrà pagare la somma precedente anche su una nuova auto, ma nel solo caso in cui il secondo cointestatario rinunci ai benefici derivanti dalla propria classe di merito.
Ma i svantaggi sono tanti. In caso contrario, cioè nel quale il genitore non intenda rinunciare alla propria classe di merito, la cointestazione decade. Il giovane dovrà così ricominciare da capo pagando la polizza dell’ultima classe di merito con un prezzo al massimo. Insomma dovrà ricominciare da zero “scalando” tutte le classi assicurative.
Ne consegue che spesso i benefici della cointestazione siano quasi sempre temporanei e l’unico modo per mantenere una classe vantaggiosa rispetto alle proprie reali condizioni è che l’altro intestatario paghi una polizza maggiore rispetto a quella che dovrebbe essere prevista per la sue condizioni.
Ma, nonostante gli svantaggi appena elencati, cointestare l’auto risulta ancora una pratica largamente applicata dalle compagnie; per quale ragione?
I pericoli della cointestazione dell’auto
Si tratta di un modus operandi spesso al limite della legalità. Il cliente, appena ricevuta l’offerta di cointestazione, deve richiedere esplicitamente se si sta applicando, o meno, la Legge Bersani. Nel caso affermativo potrebbe esserci una certa confusione visto che la normativa diventa applicabile, come detto, anche senza cointestazione: l’importante è che i due assicurati siano conviventi sotto lo stesso tetto.
Ma la compagnia assicurativa può proporre di cointestare il veicolo anche senza l’applicazione della Legge Bersani. In questo caso è indispensabile richiedere se si tratta di un provvedimento che ricade sulla Classe Universale o Interna. Nel primo caso si tratta di un procedimento del tutto regolare, ma con vantaggi che, come detto in precedenza, non sono notevoli né duraturi nell’altro caso, cioè nel trasferimento della Categoria Universale, la compagnia starebbe compiendo un passaggio non proprio regolare.
Si tratta di un’evenienza davvero rischiosa visto che, in caso di un sinistro di una certa gravità, i tecnici dell’assicurazione si impegnerebbero a cercare i minimi cavilli per evitare di pagare quanto dovuto. Una sottoscrizione del genere rappresenta un’irregolarità non di poco conto che viene commessa dall’addetto dell’assicurazione con ricadute che però ricadrebbero esclusivamente sul cliente: insomma in questo caso l’assicurazione potrebbe non pagare quanto dovuto. Una significativa alternativa, per risparmiare, è l‘assicurazione auto a chilometri.