I conti correnti sono uno strumento di gestione del denaro ormai ampiamente diffuso. Ne esistono di vari tipi, così da poter soddisfare le esigenze di un’utenza sempre più diversificata. Una tipologia particolare di conto corrente è quello cointestato: vediamo di seguito di cosa si tratta.
Cos’è un conto corrente cointestato
Indice dei contenuti
Un conto corrente si dice cointestato quando la titolarità dello stesso è riconosciuta a due o più persone. La firma può essere congiunta o disgiunta: nel primo caso, ogni operazione può essere effettuata solo in presenza della firma di tutti i soggetti intestatari del conto; nel secondo caso, invece, ciascun intestatario può effettuare liberamente movimentazioni sul conto senza avere necessariamente anche la firma degli altri cointestatari. Nella maggior parte dei casi, la proprietà di un conto corrente di questo tipo è equamente divisa tra i vari soggetti che ne possiedono la titolarità ma è anche possibile suddividerla in quote differenti. La quota rappresenta anche il limite di prelievo per ciascun correntista: in caso di superamento di tale limite, uno dei titolari è chiamato a restituire le somme in eccesso agli altri correntisti.
Il conto cointestato, specie quello a firma congiunta, è uno strumento particolarmente utile per chi intende tutelare i risparmi di una persona anziana, non troppo a suo agio nella gestione delle movimentazioni bancarie. Molto spesso, infatti, si ricorre ad un conto cointestato per gestire in maniera più efficace i soldi di un genitore o di un parente anziano.
Cosa succede quando scompare uno dei titolari del conto
Uno dei principali problemi nella gestione di un conto cointestato subentra quando uno dei due titolari viene a mancare. In questi casi, gli eredi del cointestatario scomparso devono inviare alla banca una documentazione specifica, ovvero il certificato di morte e una copia della dichiarazione di successione, da far pervenire all’Agenzia delle Entrate non oltre i dodici mesi dalla scomparsa del titolare. La gestione di un conto cointestato alla scomparsa di uno dei titolare cambia in base al tipo di firma predisposta.
Per un conto a firma congiunta, la banca procede al blocco del conto, fino al momento in cui non vengono individuati gli eredi che hanno diritto alla successione. Una volta esaurito questo passaggio, le quote del conto vengono ripartite tra i nuovi titolari. Per quanto riguarda i conti a firma disgiunta, il meccanismo di gestione è diverso. Il cointestatario ancora in vita può disporre liberamente della propria quota mentre l’altra viene bloccata fin quando non viene completata la stessa procedura prevista per i conti cointestati a firma congiunta.
In generale, il blocco del conto corrente è solo temporaneo e viene annullato nel momento in cui l’istituto può individuare gli eredi del titolare defunto. Talvolta, alcune banche consentono un accesso parziale al conto per permettere ai familiari del titolare scomparso di sostenere le spese per il funerale. Va inoltre sottolineato come la banca, entro 90 giorni dalla comunicazione del decesso, sia obbligata a comunicare ai cointestatari del conto tutti i movimenti effettuati dal titolare defunto.
Come scegliere il miglior conto corrente
Alla luce di quanto visto fin qui, è evidente come la scelta di un buon conto corrente sia quanto mai importante, sia per evitare uno spreco di risorse sia per gestire le stesse in maniera flessibile. Per orientarsi all’interno di un’offerta di mercato, è possibile consultare siti specializzati quali Migliorcontocorrente.net per ottenere quante più informazioni possibili circa i vari conti disponibili presso gli istituti bancari. In tal modo, si riesce ad individuare più facilmente lo strumento che si adatta
meglio alle proprie esigenze, raccogliendo tutte le informazioni necessarie all’accesso ed all’utilizzo del conto: costi di gestione (apertura, chiusura, prelievo e simili), limiti di prelievo, associazione a carte di credito o di debito ed altre possibili opzioni gestionali.