Con il termine reddito minimo garantito si intende una forma di sostegno al reddito devoluta a chi è in età di lavoro e che dispone di mezzi insufficienti per vivere una vita decorosa. Si tratta di una formula che prevede significative differenze rispetto al reddito di cittadinanza visto che. quest’ultimo. prevede un’erogazione destinata a tutti ed illimitata nel tempo.
Reddito minimo garantito: di cosa si tratta?
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Come abbiamo visto in precedenza, il reddito minimo garantito rappresenta un‘importante forma di sostegno ai cittadini in difficoltà. Si tratta di una fonte di reddito che lo Stato garantisce ai propri cittadini a seguito della perdita del lavoro. In questo modo i lavoratori che, per diverse motivazioni, rimangono privi di occupazione, sono in grado di contare su risorse economiche che possano garantirne la sopravvivenza.
Ma le formule di sostegno al reddito vengono espresse, nei vari paesi del mondo, in maniera differente con radicali difformità anche tra gli stessi stati europei. Se in paesi come la Francia il sostegno economico si traduce in formule di assistenza significative ed erogate anche per chi ha dei figli da mandare a scuola, in paesi dell’area meridionale dell’Europa il reddito minimo garantito prevede delle somme modeste.
E poi ci sono i paesi in cui non è previsto nessun tipo di reddito come l’Italia, la Grecia e l’Ungheria. Si tratta di un aspetto che differenzia non poco il nostro paese dal resto del vecchio continente relegandolo in una condizione di indubbia inferiorità riguardo il tema dell’assistenza sociale.
Reddito minimo garantito in Italia: qualcosa si muove?
Da sempre cavallo di battaglia dal Movimento Cinque Stelle, ma anche di Sinistra Ecologia e Libertà, il reddito minimo garantito è tornato al centro del dibattito politico. Il Governo Renzi ha da subito negato questa possibilità alle opposizioni, pensando, intanto, ad alternative che potessero rappresentare un sostituto, quanto più valido possibile, del reddito minimo garantito.
E’ il caso del reddito di inclusione, una formula di sostegno economico pensata per chi è sprovvisto di lavoro. La proposta è stata già ampiamente discussa dalla maggioranza di Governo ed in tempi brevi potrebbe essere presentata in Parlamento sotto forma di decreto.
Secondo le prime dichiarazioni del Ministro Martina, questa particolare tipologia di aiuto economico dovrebbe essere garantita a chi ha un reddito ISEE pari o inferiore a tremila euro. Si tratta di una soglia molto bassa, ma nella quale ricadrebbero ben 60mila famiglie italiane.
Ma i criteri per l’assegnazione del reddito dovrebbero essere complessi e prendere in considerazione anche la presenza di figli minori a carico e magari la giacenza media annua. Le somme potrebbero raggiungere un tetto massimo anche di 500 euro al mese; ma è ancora presto per definire i dettagli di un provvedimento che è ancora in discussione.
Il testo passato alla Camera
La somma destinata al reddito di inclusione è pari ad 1.150 milioni di euro decisi nella Legge di Stabilità. Nell’ambito di una significativa riorganizzazione dei sistemi sociali, delle pensioni e di contrasto alla povertà, il reddito di inclusione è previsto solo a determinate condizioni.
Il beneficiario, in pratica, sarà tenuto a seguire un programma di reinserimento sociale che prevede un percorso destinato all’entrata nel mondo del lavoro. Dai corsi di formazione professionale al praticantato, le iniziative nelle quali può essere coinvolto il beneficiare del reddito minimo garantito sono davvero tante.
Lo Stato, in pratica, punterà sull’inserimento lavorativo del soggetto attraverso una tipologia di sostegno che si discosta notevolmente dal reddito di cittadinanza o reddito di base. Insomma ben presto l’Italia potrebbe liberarsi dalla mancanza di una formula di sostegno per chi ha perso un lavoro con il reddito di inclusione. La situazione è, però, ancora in evoluzione e le sorprese potrebbero essere ancora tante.