Conto deposito: tassazione interessi ed imposta di bollo

Nonostante i margini garantiti non siano proprio il massimo, i conti deposito rappresentano una scelta molto comune nel nostro paese. Un prodotto relativamente sicuro ed in grado di garantire una remunerazione costante con il semplice deposito della somma, con il conto deposito basta semplicemente lasciare il denaro in banca per accedere ad un piccolo interesse.

Oggi il mercato dei conti depositi è mutato notevolmente con soluzioni flessibili e spesso molto convenienti. Il margine di interessi viene stabilito in fase di stipula, in base alla durata del vincolo, e rimane costante nel corso dei mesi. Accedere allo strumento de conto deposito significa, inoltre, aderire ad un prodotto ”protetto” visto che tutte le banche del nostro paese hanno aderito al ”Fondo Interbancario di Tutela” con una garanzia che copre fino ad un massimo di centomila euro. In pratica anche se la banca fallisse, il risparmiatore otterrebbe il proprio denaro.

Come ogni investimento, però, anche il Conto deposito è oggetto di una determinata imposta stabilita dallo Stato sui rendimenti. Si tratta dell‘imposta di bollo, un balzello che viene calcolato in proporzione alla somma oggetto del deposito. Ma a quanto ammonta l’imposta applicata sul conto deposito?

Conto deposito tassazione: l’imposta di bollo

Come spiegato in questa guida, si tratta di un’imposta applicata in misura dello 0,20% sull’intero deposito. A definire l’importo della tassa è stata una Legge approvata nel 2014 e che ha riguardato sia i conti correnti ed i conti depositi del nostro paese. Ma come si calcola il valore della tassa?

L’imposta di bollo sul conto corrente non è la stessa del conto deposito. Nel primo caso avremo un ammontare fisso di 34,20 euro ogni anno, ma solo al superamento della somma di cinquemila euro. La tassazione del conto deposito, invece, è pari allo 0,20% sulla quota depositata.

Ma cosa accade per le formule che si configurano come una sorta di ”via di mezzo” tra i conti deposito ed i conti correnti come i conti correnti vincolati?

Imposta di bollo sui conti correnti vincolati

I conti correnti vincolati rappresentano uno strumento che consente di bloccare una parte del denaro depositato per un determinato periodo ottenendo, in questo modo, un margine di guadagno. In questo caso l’imposta non ammonta a 34,20 euro come per i ”classici” conti correnti con una giacenza media superiore ai cinquemila euro, ma viene calcolata in maniera proporzionale.

Il calcolo dell’imposta avviene all’emissione dell’estratto conto sul controvalore del deposito, ma solo se risultano presenti dei vincoli attivi.

In pratica dalla somma vincolata viene sottratta la percentuale dello 0,20% ogni anno mentre la quota restante svincolata e presente nel conto corrente è oggetto della tassazione di 34,20 euro. Entrambe le somme vengono calcolate, però, per determinare il limite di cinquemila euro oltre il quale è prevista l’imposta di bollo.

Medesima tassazione è prevista per il libretto di risparmio o per le altre formule di depositi le cui vengono sommate per definire l’applicabilità della tassazione corrispondente.

Conto deposito: una soluzione conveniente?

Come detto il tasso dei conti deposito è letteralmente crollato negli ultimi anni e lo scenario nel prossimo futuro non sembra essere ancora ideale per i conti deposito. Anche la tassazione non ha di certo incoraggiato gli investitori a puntare su questa particolare formula di investimento. All’imposta di bollo va aggiunta, infatti, un’altra tassa applicata negli ultimi anni: l’imposta sui rendimenti. Si tratta di un balzello che incide sul 26% del totale.

Oggi i conti deposito non rappresentano, dunque, la soluzione ideale per chi intende ottenere un guadagno immediato e soddisfacente. Nonostante tutto, è ancora possibile trovare delle soluzioni tutto sommato convenienti. Molte banche, ad esempio, si impegnano a versare per conto del cliente l’imposta di bollo; in questi casi la stipula di un conto deposito risulta una prospettiva molto più interessante.

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