Oggetto del dibattito politico ed economico in occasione della crisi di Cipro degli anni scorsi quando i correntisti videro alleggerirsi il portafoglio a causa della crisi economica, il prelievo forzoso rappresenta uno spettro più volte paventato per gli italiani che hanno i soldi in banca. Ma in quali casi è possibile incorrere nel prelievo forzoso? Quali tipologie di conto corrente possono essere oggetto di questo provvedimento? In questa guida analizzeremo le caratteristiche e le condizioni che portano al prelievo forzoso.
Prelievo forzoso: cos’è e quando si applica
Oggetto di una manovra economica nel 1992 quando l’allora Governo Amato decise di mettere le mani su tutti i conti correnti degli italiani con un taglio del sei per mille per risanare una situazione delle finanze pubbliche sull’orlo del collasso, il prelievo forzoso è tornato sulla bocca di tutti in occasione della crisi dell’Eurozona degli anni scorsi e negli ultimi mesi con l’introduzione del bail-in, il meccanismo che prevede di salvare le banche in difficoltà evitando a tutti i costi gli aiuti statali, il tema è diventato nuovamente d’attualità.
Il prelievo forzoso rappresenta un provvedimento che un Governo può mettere in campo per ripianare una condizione di estrema difficoltà dei conti pubblici, soprattutto in occasione di una significativa carenza di liquidità. In sostanza il prelievo forzoso si traduce in una tassa calcolata sull’ammontare del denaro depositato. Ma quante sono le possibilità che le difficoltà dei conti pubblici si traducano in un prelievo forzoso alle condizioni attuali?
In realtà l’applicazione di una tassa su tutti i conti correnti rappresenta una possibilità più volte avanzata dai mezzi di informazione, ma mai attuata e nessun tipo di segnale sembra orientato in questo senso. Insomma nessuna preoccupazione per i conti correnti italiani, anche se le difficoltà del sistema bancario si fanno ancora sentire. E sono proprio le condizioni di difficoltà dei vari istituti di credito a rappresentare un rischio reale per i conti correnti e per conti deposito. Come detto l’applicazione delle nuove norme riguardo il diritto bancario nell’ambito del bail-in prevedono che gli obbligazionisti, correntisti ed azionisti possano far fronte alle perdite delle banche attraverso il pagamento di una quota significativa del proprio denaro.
Bail-in: quando è possibile il prelievo forzoso?
Dal primo gennaio del 2016 un’eventuale condizione di insolvenza di un istituto di credito vedrebbe gli azionisti, gli obbligazionisti, creditori ed i correntisti rispondere ai debiti della banca con un prelievo forzoso sul proprio denaro. Insomma nessuna banca sarà salvata con gli aiuti dello Stato evitando un meccanismo che ha fatto discutere. Conversione in azioni, riduzione dei crediti e dei depositi che superano un determinato limite rappresenteranno la ”cura” che sarà somministrata alle banche in difficoltà, una condizione che sarà risanata ”sulla pelle” dei risparmiatori e degli investitori.
Un preciso ordine gerarchico sarà la base dei criteri della procedura. Naturalmente saranno i soggetti con prodotti a più alto tasso di rischio a rappresentare le ”prime vittime” del prelievo forzoso. Parliamo degli azionisti e dei creditori che comunque non potranno andare incontro a perdite superiori a quelle che incorrerebbero in caso di liquidazione della banca.
Significative modifiche potranno interessare le obbligazioni con un prolungamento delle scadenze, con modifiche degli interessi o anche bloccare i pagamenti per gli azionisti, per un determinato periodo di tempo. Azionisti titolari di azioni ordinarie e creditori subordinati senza garanzia saranno le prime due categorie a pagare, seguiranno i titolati di un conto corrente con un importo superiore ai centomila euro, ovvero per la quota dove non interviene il Fondo Interbancario di Tutela ed infine i conti correnti ed in conti deposito con un importo inferiore a tale limite, anche se le perdite saranno garantite dal Fondo.