Il divorzio è una delle scelte più dolorose che si possano effettuare. Un’interruzione di un progetto personale che comporta degli effetti significativi sopratutto a livello economico, oltre che personali. Dal punto di vista legale il divorzio rappresenta un istituto giuridico che consente lo scioglimento di tutti gli effetti civili del matrimonio.
Una netta separazione è prevista a seconda delle condizioni con le quali si giunge all’atto. Si parla di divorzio congiunto quando sussiste un consenso sui vari punti del procedimento mentre si tratta di divorzio giudiziale nel caso in cui non sussistano precisi accordi tra le parti e il ricorso venga presentato da una sola persona. Tra i punti che vanno ad essere interessati, in maniera diretta, dall’interruzione del matrimonio c’è il mutuo.
La fine di un amore può comportare delle ricadute, anche molto spinose, dal punto di vista legale. Un mutuo acceso per l’acquisto della prima casa può rappresentare, ad esempio, una delle problematiche per chi deve affrontare le pratiche di un divorzio.
Le ricadute del divorzio sul contratto di mutuo
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Uno dei primi aspetti da tenere presente è che il divorzio non ha assolutamente nulla a che fare con il mutuo. In nessuna parta del contratto sono presenti dei riferimenti riguardo al rapporto tra due coniugi. Per questo motivo, quindi, la separazione o il divorzio non comporta nessun tipo di cambiamento in un contratto di mutuo.
E’ il mutuo cointestato a rappresentare la formula con maggiori problematiche nel caso di divorzio. Con questo termine si intende una forma di finanziamento che viene pagata da entrambi i coniugi. Condividere le spese può essere un atto molto comune, all’inizio di un rapporto matrimoniale, ma con ricadute significative sul futuro e sopratutto se si incorra in una separazione.
Una formula spesso preferita dalle banche che, in questo modo, riescono ad ottenere delle garanzie maggiori per gli sposi. Ma un mutuo cointestato può rappresentare una vera e propria trappola per entrambi, al momento dell’interruzione del matrimonio.
Nessuna differenza per la banca che i due mutuatari siano marito e moglie o semplicemente due amici che convivono nella stessa abitazioni; per l’istituto di credito si tratta semplicemente di due soggetti che condividono gli oneri della rata del mutuo e l’ipoteca. Ma come si scioglie un mutuo ipotecario cointestato?
Nel caso di interruzione del rapporto tra i due soggetti contraenti, come nel caso di divorzio, sono tre le strade che possono essere intraprese da uno dei due coniugi.
Vendere l’immobile è la soluzione migliore?
La vendita dell’immobile oggetto del finanziamento è una delle possibili soluzioni. In questo caso, con l’alienazione del bene, entrambi i soggetti ricevono metà del valore dell’immobile così da ripagare la banca e eliminando l’ipoteca esistente. Si tratta di una delle strade maggiormente utilizzate, in questo caso, per bypassare tutte le problematiche insorte. Ma vendere un immobile che da tempo si intendeva acquistare con i risparmi messi da parte può rappresentare un colpo, a livello psicologico, difficile da sopportare. A ciò si aggiungono anche le spese che possono presentarsi al momento dell’estinzione del mutuo. In molti casi, comunque, è uno dei mutuatari a comprare dall’altro l’immobile. Ma l’intera operazione può comportare dei costi notevoli.
L’interruzione del contratto sottoscritto con la banca, infatti, prevede spesso delle penali per la cancellazione dell’ipoteca.
Un’altra soluzione può essere quella di continuare nel pagamento del contratto di mutuo come prima. Si tratta di una soluzione che deve essere necessariamente il frutto di un accordo tra le parti. In questo caso uno dei due coniugi si accolla, in maniera informale, il pagamento interamente delle rate ottenendo, al termine del contratto di mutuo, l’immobile.
Ma anche questa opzione ha degli svantaggi notevoli. I rapporti tra due ex coniugi, a seguito di un divorzio, non sono quasi mai idilliaci e giungere ad un accordo del genere, dopo aver interrotto ogni tipo di legame, potrebbe essere davvero impensabile.
I vantaggi e gli svantaggi della sostituzione del mutuo
E’ il cambio del contratto di mutuo a rappresentare una delle soluzioni migliori, per mettere nero su bianco, i cambiamenti avvenuti. In sostanza, con questa soluzione, il mutuatario ha la possibilità di ottenere un contratto di mutuo in cui sia stabilito, in via ufficiale, la sua unica titolarità dell’immobile e del finanziamento. Una formula ufficiale che mette al riparo da eventuali problematiche consentendo il pagamento delle rate del piano di finanziamento, come in precedenza.
Si chiama sostituzione del contratto di mutuo e rappresenta una formula largamente utilizzata nel caso di divorzio tra coniugi cointestatari di un finanziamento. In questo caso la banca può modificare parti importanti del mutuo sostituendo i soggetti coinvolti nel contratto.
In sostanza, con la sostituzione del mutuo, l’istituto di credito ed il mutuatario si accordano su una serie di cambiamenti radicali del finanziamento sottoscritto. Il valore dello spread potrebbe rappresentare uno degli elementi oggetto delle variazioni, anche in negativo, aggravando il pagamento di quanto stabilito. Al tutto si aggiungono le varie spese accessorie che possono essere applicate nuovamente oltre a quelle notarili. Aggravi significativi possono essere rappresentati anche da eventuali penali che ancora oggi sono previste per i mutui sottoscritti negli ultimi anni e per i finanziamenti stipulati precedentemente al 2007.
Si tratta di nuova condizioni che, come detto, possono essere “peggiorative” rispetto al vecchio contratto di mutuo con una spesa maggiore per il mutuatario visto che, oltre alle varie spese, dovrà sostenere dei costi notarili previsti nel caso oltre alla sottoscrizione di nuove polizze assicurative che proteggano il mutuatario dall’incendio o dallo scoppio dell’immobile. Insomma è obbligatorio, con la sostituzione del mutuo, affrontare nuovamente tutte le spese previste per l’accensione di un contratto di finanziamento; una serie di esborsi che si credevano ormai superati.
Gli effetti dell’accollo del mutuo
Un’altra delle soluzioni che possono essere messe in campo è l’accollo del mutuo da parte di uno degli intestatari. Con l’accollo il coniuge interessato ad acquistare l’immobile, in via esclusiva, affronta tutte le spese ottenendo la proprietà dell’immobile, una volta concluso il pagamento delle rate previste nel piano di ammortamento.
Giungere a questa tipologia di soluzione non è affatto semplice. È indispensabile che ci sia un preciso accordo tra le parti, evenienza non sempre possibile tra due ex coniugi. Presentare la domanda di accollo alla banca è il primo passo da realizzare, a seguito degli accordi intercorsi tra le parti.
A questo punto l’istituto di credito valuterà le condizioni intercorse e sopratutto le garanzie che a questo punto saranno indispensabili per tranquillizzare la banca sulla possibilità di pagamento dell’importo mensile, nonostante tutto. Ma seguito dell’accollo del mutuo potrebbero essere tante le problematiche evidenziate dalla banca per l’accensione del mutuo.
In sostanza il pagamento delle rate dovrebbe avvenire in capo ad un solo soggetto e non, come in precedenza, su due persone. A questo punto la banca potrebbe richiedere ulteriori garanzie così da soddisfare la mancanza di un soggetto in grado di pagare le rate del mutuo. Il procedimento di accollo del mutuo prevede, inoltre, alcune spese da affrontare.
L’accordo del mutuo è comunque una delle soluzioni da valutare con maggiore attenzione visto che in caso di cointestazione del mutuo, la banca continuerà a detrarre le quote destinate al pagamento delle rate da entrambi i conti correnti, anche dopo il divorzio; per questo motivo agire bene e subito è l’unica via di uscita da una situazione che si aggraverebbe con il passare del tempo. Al procedimento può essere aggiunto un costo “una tantum” per l’operazione.
Ma cosa accade, nella malaugurata ipotesi, che la banca neghi la possibilità di accollo del mutuo ad un solo soggetto? Come detto in un mutuo contratto da due persone l’istituto di credito, valutando le varie condizioni, non può non controllare le garanzie offerte dal contraente. Nel caso di richiesta di accollo di una sola persona del mutuo, l’istituto di credito potrebbe giudicare insufficienti le garanzie di un solo individuo, ponendo delle difficoltà all’operazione.
L’impedimento, da parte delle banche, dell’accollo dell’operazione, in caso di divorzio, è un’eventualità tutt’altro che lontana. In questo potrebbe essere indispensabile mostrare altre tipologie di garanzie alla banche, anche con l’intervento di terze persone in grado di firmare una fideiussione o, più semplicemente, rivolgersi ad altre soluzioni.
Può un coniuge chiedere la restituzione delle rate pagate?
Sono davvero tanti i problemi che possono insorgere per un mutuo, nel caso di un divorzio tra i coniugi. Non son rari i casi in cui uno dei due richieda, a seguito della separazione, la restituzione delle rate già versate negli anni scorsi. Si tratta di una richiesta priva di fondamento giuridico.
In sostanza nel periodo di matrimonio, incorrono tra i due coniugi una serie di doveri di assistenza economica e collaborazione essenziali nel rapporto tra due persone sposate. Il pagamento delle rate, inoltre, può essere anche definita come una donazione indiretta effettuata da una delle parti e, come tale, non può prevedere nessun tipo di restituzione.
Si tratta di una norma applicata a seguito di una sentenza della Corte di Cassazione che ha regolato un’area “grigia” non ancora interessata da apposite norme. In un solo caso la restituzione delle rate può essere contemplata: quando è stata prevista dagli stessi coniugi attraverso un apposito atto scritto.