Come si calcola l’imposta di registro sulla prima casa
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Sono davvero tanti i balzelli che sono applicati sulle compravendite immobiliari. Una serie di imposte tra cui è davvero facile confondersi per la complessità delle varianti applicate a seconda di tanti fattori. Insomma districarsi in una serie imposte valutabili caso per caso può essere scoraggiante, anche per i più volenterosi.
L’imposta di registro è, ad esempio, uno degli aggravi previsti per chi vuole effettuare una compravendita immobiliare. Si tratta di un tributo previsto dalla Legge del nostro paese e che viene applicato su tutti gli atti che prevedono la registrazione all’Agenzia delle Entrate.
Viene considerata come una tassa nel caso in cui sia strettamente collegata ad un servizio offerto dallo Stato attraverso la pubblica amministrazione mentre si presenta come un’imposta nel caso in cui sia riferita al valore di tipo economica dell’atto realizzato.
E’ l’atto che necessita della registrazione ad essere oggetto dell’imposta di registro mentre l’imposizione si può applicare sia nel caso di procedura all’Agenzia che su atti sui quali la registrazione avviene “nel caso di uso”. Ma è l’imposta di registro sulla prima casa ad essere quella maggiormente conosciuta dagli italiani.
Imposta di registro per l’acquisto della prima casa: quando viene applicata?
Si tratta di una dei tanti tributi che, come detto, si applicano alla compravendita immobiliare. L’atto prevede il trasferimento della proprietà per il corrispettivo in denaro e, per le caratteristiche peculiari, viene effettuato alla presenza di un notaio che garantisce che il tutto avvenga il modo del tutto regolare (leggi la guida sull’atto notarile).
Solo in questo modo il professionista è in grado di stabilire la regolarità dell’atto in presenza del venditore e dell’acquirente, dell’identità dei due contraenti, la veridicità di ciò che viene riportato nel contratto e dell’inesistenza di eventuali ipoteche.
Nel contratto vanno indicate le varie voci di costo e le modalità di pagamento. Si tratta di un punto notevolmente intricato perché strettamente dipendente dalle più svariate caratteristiche dell’immobile e dei contraenti. Proprio l’imposta di registro, applicata sull’acquisto della prima casa, può essere oggetto di speciali sconti.
Imposta di registro sulla prima casa: le agevolazioni previste
E’ del 2% sul valore dell’immobile, l’imposta di registro applicata nel solo caso in cui il venditore sia un privato. A tutto ciò si aggiunge la mancata applicazione dell’Iva, l’imposta ipotecaria e catastale entrambe di cinquanta euro.
Cambiano gli importi nel caso in cui l’imposta di registro che viene applicata sull’acquisto della prima casa, si riferisca ad un’abitazione considerata di lusso; rientrante, cioè, nelle particolari categorie catastali A1, A8 ed A9. Con la prima sigla vengono indicate le abitazioni signorili: immobili inseriti in aree di particolare pregio e caratterizzati da materiali di costruzione e rifiniture di notevole valore. Alle altre due sezioni A8 ed A9 appartengono, invece, le strutture come le ville con giardino o i castelli. Su questi immobili l’imposta di registro ammonta a nove punti percentuali.
Ma le ultime agevolazioni hanno comportato degli specifici sconti sull’importa di registro per la prima casa anche per coloro che cambiano l’abitazione con un nuovo immobile. Quest’ultimo, naturalmente, viene adibito a prima casa con la condizione che la vecchia casa sia venduta entro un anno. Si tratta di un tipo di sconto che può essere applicato anche sull’Iva e anche se l’acquirente ha usufruito degli sconti in passato.
Nel caso in cui il venditore sia un’impresa di costruzione, invece, l’imposta di registro sulla prima casa equivale a 200 euro come quella catastale. Cambia anche l’ammontare dell’aliquota Iva che passa al 4%; anche in questo caso nessun tipo di sconto viene applicato sulle strutture considerate come immobili di lusso quali ville, case di pregio e castelli.
Se l’acquisizione dell’immobile avviene da un’impresa di costruzione che non abbia né realizzato direttamente l’immobile né ristrutturato in un periodo antecedente ai cinque anni, l’imposta di registro è del 2% mentre quella ipotecaria e catastale sono ognuna di cinquanta euro.
Cambia l’applicizione dell’imposta di registro anche nel caso in cui l’abitazione oggetto della compravendita sia una seconda casa. A questo punto il tributo applicato ammonta a nove punti percentuali con le imposte catastale ed ipotecaria che ammontano a 50 euro. Si tratta, anche in questo caso, di un’acquisto realizzato da un privato o da un’impresa non costruttrice e che comunque non abbia realizzato o ristrutturato l’immobile negli ultimi cinque anni.
Sale l’imposta di registro quando a vendere sia l’impresa costruttrice con una quota pari a duecento euro; stessa somma per l’imposta di registro e catastale. Al tutto si aggiunge l’Iva che viene applicata al 10% mentre si sale a ventidue punti percentuali in caso di immobile considerato di “lusso”. Insomma quote differenti per diverse situazioni; ma come si versa l’imposta di registro?
Si tratta di un procedimento molto semplice. Il pagamento deve avvenire al momento della registrazione stessa dell’atto al notaio che segue l’intero procedimento. Nel caso in cui la vendita dell’immobile o di pertinenze avvenga tra due privati, si può richiedere che la base imponibile per il calcolo sia il valore catastale anziché il prezzo pagato.