Comprare azioni Poste rappresenta un tipico investimento ”da cassettista”, ovvero particolarmente adatto agli investitori non inclini ad affrontare molti rischi. Negli ultimi anni le quotazioni di Poste Italiane hanno conosciuto un andamento fortemente altanenante con fasi fortemente positive alternate a veri e propri crolli. Nonostante ciò, le oscillazioni delle azioni sono passate da un valore di 6,50 euro, nell’ottobre del 2015, ai 6,14 attuali, una variazione minima, seppur in terreno negativo. Insomma chi cinque anni fa ha deciso di puntare sulla compagnia italiana ha perso una parte dell’investimento iniziale.
Azioni Poste Italiane: conviene investire?
E’ il classico quesito che ogni investitore si pone prima di ogni azione. Negli ultimi mesi le azioni di Poste hanno visto una leggera ripresa seguita da una pesante diminuzione. Attualmente il valore delle azioni di Poste Italiane rimane al di sotto del prezzo di collocamento, un dato poco confortante per gli investitori. Ma i fattori da valutare, prima di acquistare le azioni, sono tanti.
I dati della compagnia si traducono una mole di ricavi consolidati pari al 33, 1 miliardi di euro, con un aumento del 7,7 % mentre il risultato operativo consolidato mostra un’incoraggiante crescita di oltre diciotto punti percentuali attestandosi a 1.041 milioni di euro.
Sale anche l‘utile netto consolidato che ammonta, ora, a 622 milioni, in aumento del 12,7% mentre la posizione finanziarie netta industriale si traduce in un avanzo di 893 milioni. Insomma numeri interessanti, ma senza l’appoggio del mercato che, come abbiamo visto, non premia le azioni di Poste Italiane. Alla luce dei dati, le performance di Poste Italiane rimangono al di sotto dell’indice FTSE MIB con rialzi dell’indice che spesso non si sono riflessi nell’andamento delle azioni della compagnia.
Intanto prosegue il nuovo piano industriale inaugurato dall’amministratore delegato Caio. Aree di business, corrispondenza e logistica, pagamenti e servizi finanziari, risparmio e assicurazioni sono i cardini indicati dall’amministratore intorno ai quali ruota l’attività di Poste Italiane anche nel prossimo anno.
Una nuova gestione del recapito si tradurrà in un adeguamento della gestione della corrispondenza mentre, riguardo al piano di e-commerce, si prevede un’implementazione della piattaforma in rete. Sul piano della monetica, Poste Italiane ha annunciato l’acquisizione di una quota del 14,85% del capitale di SIA S.p.A., compagnia leader del settore. Si tratta di un passo importante e che consentirà a Poste Italiane di potenziare i servizi di digitalizzazione dei pagamenti e delle varie transazioni online.
Notevole l’importanza dedicata anche al comparto assicurativo con un’implementazione dell’offerta attraverso una serie di convenzioni con Anima Holding. Insomma un’attività che si espande quella di Poste Italiane con una serie di servizi che ormai vanno ben al di là della ”classica” distribuzione delle corrispondenza e dei pacchi.
Azioni Poste Italiane: i rischi
Come detto in precedenza le prestazioni delle azioni di Poste Italiane non sembrano all’altezza dei risultati operativi della compagnia rendendo l’investimento potenzialmente poco remunerativo. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, la situazione non proprio ideale con la Cassa Depositi e Prestiti con ricavi di 1.577 milioni di euro nel 2016, in calo rispetto all’anno precedente in cui la quota si attestava sui 1.610 milioni di euro.
Diminuisce anche la raccolta dei Buoni Fruttiferi che passa a 204 miliardi contro i 206 del 2015. Rimane inalterata, invece, la consistenza dei Libretti i risparmio, pari a 119 miliardi di euro.
Un altro aspetto da valutare, prima di acquistare le azioni di Poste Italiane, è l’esposizione che la compagnia ha tradizionalmente con i BTP e del loro spread. Si tratta di un valore con un peso preponderante e che si traduce in un‘esposizione pari all’85% dell’intero portafoglio. In ogni caso l’aumento della raccolta è il frutto del crollo della fiducia che l’utenza ha nei confronti della banche, soprattutto a seguito delle nuove norme del decreto Salvabanche e del bail-in.