Come calcolare i buoni fruttiferi postali online
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In un periodo in cui la sicurezza degli investimenti risulta sempre più una chimera, per le condizioni del mercato, rivolgersi ai Buoni Fruttiferi Postali può rappresentare una soluzione per i tanti investitori che sono alla ricerca di strumenti stabili. E’ importante tenere presente che, a fronte dei vantaggi della stabilità, ci sono anche elementi non proprio favorevoli, come ad esempio i margini di interesse applicati.
Una condizione che, come abbiano spiegato in un precedente articolo, caratterizza tutti gli investimenti accompagnati da un largo margine di sicurezza, oltre ad eventuali imposte sugli interessi (per maggiori informazioni leggi la guida ”CET1 ratio banche e Poste Italiane: ecco gli istituti più sicuri”). Gli investitori che scelgono i buoni fruttiferi, possono però contare su una tassazione che risulta molto più leggera rispetto, ad esempio, ai conti deposito. E’ del 12,5% il margine da corrispondere all’Erario contro gli oltre venticinque punti previsti per l’altra formula. Stesso discorso riguarda anche i conti correnti che vengono tassati per una quota pari ad un quinto degli interessi ottenuti. Ma, come tutte le forma di investimento, il rendimento risponde a diversi tipi di variabili.
Calcolo Buoni Fruttiferi Postali: come conoscere il rendimento
Avere una panoramica sui margini dei buoni fruttiferi può rappresentare senza dubbio un aiuto per chi è ancora indeciso sulla tipologia di strumento finanziario da scegliere o per gli investitori che interessati a conoscere il valore del guadagno che può essere ottenuto attraverso i buoni già acquistati negli anni scorsi.
E’ internet lo strumento che, ancora una volta, è in grado di venire incontro alle particolari esigenze dell’utenza. Basta recarsi sul sito di Poste Italiane per accedere all’area specificatamente dedicata al calcolo dei buoni fruttiferi postali.
La pagina si compone di poche voci da compilare. Naturalmente prima di recarsi sul portale è indispensabile conoscere appieno la categoria di buono sottoscritto.
Ed è proprio l’aspetto della “tipologia di buoni” ad essere richiesto specificatamente nel primo spazio da riempire. Le voci seguenti, invece, riguardano le date di emissione. Il giorno di emissione dei buoni rappresenta, infatti, la seconda e la terza voce proposta nel sito; subito dopo viene richiesta la “data di Nascita” e l’importo del capitale sottoscritto. A questi aspetti, non secondari, va aggiunto un altro elemento: la ritenuta.
Si tratta di un valore che varia, anche in questo caso, a seconda del periodo di emissione. I buoni emessi fino al 20 di settembre del 1986, ad esempio, sono esenti dalla ritenuta sugli interessi. Cambiano le condizioni, naturalmente, per i titoli emessi dal 21 settembre dell’86 fino al 31 agosto dell’anno successivo: in questo caso la ritenuta ammonta al 6,25%. Dal primo settembre del 1987 al 23 giugno del 1997, invece, il valore dell’imposta è pari 12,50%, come anche per i buoni emessi dal primo luglio del 1997. Il tool rappresenta uno strumento utile e facilmente utilizzabile; è indispensabile, come detto, conoscere appieno la natura dei buoni sottoscritti.
L’importanza della tipologia di buoni e dell’imposta di bollo
E’ davvero vasta la gamma di buoni che possono essere sottoscritti dagli investitori. L’evolversi del prodotto, negli anni, ha comportato anche significative modifiche nella natura stessa del titolo. Al bollo cartaceo si è sostituito, in alcuni casi, quello telematico. Si tratta di uno strumento “immateriale” con una sottoscrizione che avviene interamente online.
Anche il rendimento varia a seconda della natura del titolo sottoscritto. Può essere applicato un valore “fisso crescente” oppure “fisso insieme ad una quota variabile” o anche solo fisso.
Non è di secondaria importanza nemmeno l’orizzonte temporale. I buoni a 18 mesi, ad esempio, garantiscono un margine di gran lunga inferiore. Cambia la situazione, naturalmente, per quanto riguarda i buoni a lunga scadenza o gli ordinari (a venti anni). Un’altra categoria è rappresentata dai buoni agganciati al valore dell’inflazione. In questo caso gli interessi corrispondono essenzialmente alle mutazioni del costo del denaro.
L’imposta di bollo (leggi la guida) varia, invece, a seconda dell’importo. Nel caso in cui la somma sia superiore ai cinquemila euro il pagamento è obbligatorio ed ha un valore pari al due per mille dell’ammontare posseduto. Insomma un insieme di variabili da considerare per il calcolo dei buoni e del margine di guadagno.