La Decrescita Felice è un movimento politico e sociale che propone una particolare visione dell’economia globale con una riduzione graduale della produzione e dei consumi. L’obbiettivo è, attraverso la diminuzione della produzione e dei consumi, di raggiungere una condizione di equilibrio dal punto di vista ecologico con la natura e di una maggiore equità nei rapporti sociali ed economici tra gli uomini.
Attraverso una teoria che capovolge i cardini del sistema economico attuale, basato su una sempre maggiore produzione di prodotti ed un altrettanto rapido consumo di essi, la decrescita felice si propone di realizzare di un nuova tipologia di società.
Insomma una teoria che mette in discussione le basi della società moderna proponendo una modello di integrazione tra uomo e natura abbattendo i rischi ed i danni di uno sviluppo non rispettoso dell’ambiente. Negli anni la teoria della decrescita felice si è arricchita con nuove proposte nell’ambito di un progetto che tocca, ormai, i temi dell’agricoltura biologica, della permacultura, dell’acquisto equo e solidale fino alla sharing economy.
Decrescita felice: la nascita
Gli ideali della decrescita felice vengono da lontano. Era il diciannovesimo secolo quando Tolstoj cominciava a teorizzare un sistema del tutto simile a quello portato avanti oggi dai sostenitori della decrescita felice. Stesso discorso anche per Gandhi che teorizzò uno stile di vita basato sulla semplicità. Ma sono stati gli anni settanta del Novecento a vedere uno sviluppo di una critica ”scientifica” alla società dei consumi.
Nell’ambito di una ricerca realizzata dal Massachuetts Institute of Technology, gli esperti mostrarono i rischi legati dalla crescita economica e dei consumi che in quei decenni si stava sperimentando con sempre maggiore velocità. Lo studio, dal titolo ”Rapporto sui Limiti dello Sviluppo Economico”, divenne la base di una nuova teoria che criticava aspramente il sistema economico come la principale origine di danni ambientali come l’inquinamento, la mancanza di materie prime e la compromissione degli equilibri dell’ecosistema.
Un altro importante contributo allo sviluppo, in quegli anni allora in fase embrionale, fu dato dalla celebre ricerca Georgescu Roegen che evidenziò come il consumo continuo delle risorse fosse in grado di spingere il pianeta sull’orlo dell’esaurimento delle fonti.
Cosa propone la teoria della Decrescita Felice?
E’ il tema dell‘abbattimento dei consumi a rappresentare il cardine della teoria delle decrescita felice. Secondo questa teoria è vitale, per l’uomo ed il pianeta, il superamento del concetto di sviluppo economico a tutti i costi. La proposta dei sostenitori della decrescita felice, in particolare, si sviluppa su due piani fondamentali: quello individuale attraverso uno stile di vita consapevole e rivolto alla ”semplicità volontaria” e quello sicuramente più importante, globale con una riorganizzazione delle attività economiche mirata alla riduzione degli effetti dannosi dell’uomo sull’ambiente.
Il tutto si concentra, in parte, sulla messa in discussione radicale del concetto di Pil inteso come miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Secondo i sostenitori della decrescita felice per migliorare le condizioni di vita delle persone è necessario rivedere i rapporti sociali, dei servizi offerti alla comunità e della qualità dell’ambiente. Insomma consumo non equivale a benessere, bensì a povertà secondo i sostenitori della teoria.
Ma è la limitatezza delle risorse a rappresentare una delle basi della teoria della Decrescita Felice. Non rispettando il secondo principio della termodinamica ovvero della trasformazione di risorse utilizzabili in non riutilizzabili l’uomo aumenterà in maniera esponenziale la produzione di rifiuti che non siamo in grado di smaltire. Il tutto si traduce in enormi danni all’ambiente e di conseguenza al livello di vita. Rivedere questi sistema significa porre le basi di un sistema economico in grado di preservare l’ambiente e quindi la stessa sopravvivenza dell’uomo sul pianeta.