Da sempre gli investimenti postali, come i buoni fruttiferi, vengono indicati come gli investimenti sicuri per eccellenza. Ma è proprio così? Il tema della sicurezza di ottenere un guadagno o, per lo meno di non perdere il capitale investito, rappresenta un tema caro a chi si appresta a fare un investimento. E gli investimenti postali rappresentano, da sempre, uno degli strumenti più utilizzati per i rischi relativamente bassi.
Ma, come sempre accade in ambito economico e finanziario, ad un livello di sicurezza elevato corrispondono dei margini di guadagno risicati. La sicurezza, in un certo senso, si paga con degli interessi davvero bassi, perciò se decidete di puntare sugli investimenti postali, non aspettatevi cifre esorbitanti. Una situazione molto simile caratterizza anche il Libretto Postale Smart di Poste Italiane.
Investimenti postali: caratteristiche principali
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I buoni fruttiferi postali rappresenta uno degli investimenti più “vecchi” in assoluto. Utilizzata ormai da decenni, questa particolare tipologia di prodotto finanziario offre dei vantaggi notevoli per quanto riguarda l’aspetto della tassazione, ferma al 12,50% contro il 26% applicato sui conti deposito ed il 20% sui conti correnti. Si tratta di un punto di forza significativo dei Bfp.
L’emissione dei Buoni Fruttiferi avviene dalla Cassa Depositi e Prestiti con una garanzia riconosciuta dallo Stato Italiano. Un’altra delle caratteristiche principali di questo tipo di investimento postale è la mancata oscillazione del valore. In pratica il prezzo rimane quello di acquisto mentre, nel caso dei titoli di stato, si ha una fluttuazione negli anni.
I rendimenti dei Buoni Fruttiferi sono mediamente inferiori rispetto a quelli riconosciuti dai Bot. Si tratta di una differenza dettata soprattutto dal grado di sicurezza. Gli investimenti postali risultano, in pratica, più sicuri dei Bot.
Il tutto si accompagna ad una diffusione territoriale davvero ampia, grazie alla grande quantità di uffici postali, ed alla fiducia che, con il tempo si instaura tra operatori e clienti. Insomma gli investimenti postali hanno una natura che si discosta non poco rispetto alle classiche formule bancarie. Ma conviene davvero puntare su questo tipo di prodotto finanziario?
Buoni fruttiferi postali: vantaggi e rischi
Proposti da Poste Italiane con una massiccia campagna di marketing, i buoni fruttiferi postali rappresentano un prodotto tornato nuovamente di moda dopo che i titoli di Stato hanno toccato i rendimenti minimi. Insomma il quesito che sempre più spesso viene proposto dai comuni risparmiatori è: conviene sostituire i bond o i classici investimenti in azioni con i buoni fruttiferi postali?
In un periodo in cui la paura di prossimi cataclismi, in ambito finanziario, e di sostanziale debolezza del mercato azionario, puntare sugli investimenti postali può rappresentare senza dubbio una valida alternativa per gli investitori di oggi.
Il successo dei buoni è una delle prove più evidenti della convenienza di questa formula di investimento. Basti pensare che la somma totale, versata in buoni, ha raggiunto la cifra record di 200 miliardi di euro.
Le condizioni generali dell’economia globale indicano possibili turbolenze anche per il 2017 perciò “rifugiarsi” in questo tipo di investimento postale può rappresentare la soluzione per tutti. A tutto ciò si aggiungono le situazione del settore bancario che, soprattutto nel nostro paese, vive una crisi davvero preoccupante. I rendimenti, come detto in precedenza, non sono affatto elevati perciò sarebbe più corretto considerare i buoni come una forma di risparmio, anche se alcune formule di buoni sono in grado di garantire margini migliori.
Quale scegliere?
E’ la durata dell’investimento a determinare la tipologia di buono. In pratica ci sono i buoni fruttiferi a breve durata, con un periodo compreso tra i 18 ed i tre anni, quelli di lunga durata ovvero i BFP Ordinari, i BFP7 Insieme, i BFP 3X4, i BFP 3X4 Fedeltà e Risparmi Nuovi e i BFP 4X4. Si tratta, in questo caso dei buoni a tasso fisso. Sono indicizzati, invece, i BFP con un valore ancorato all’inflazione in Italia o alla scadenza.
Questi ultimi rappresentano la soluzione che potrebbe garantire guadagni migliori grazie al margine riconosciuto dell’1,10 % per il primo anno a cui si segue il 1,20% per il secondo, più il valore dell’inflazione.