Le ultime crisi che hanno interessato il settore degli istituti ci credito ha portato ad una serie di modifiche sui rimborsi obbligazionisti delle banche in crisi. Con la Legge 119/2016, in particolare, si è deciso di agire sulle quattro banche in forte difficoltà e sull’orlo del fallimento: Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e CariFerrara. Gli istituti di credito hanno tutti subito le conseguenze di una gestione sbagliata da parte degli amministratori con scelte economiche fuori luogo e che, purtroppo, sono state scoperte dalle autorità di controllo con notevole ritardo.
La situazione di difficoltà è stata risolta con la creazione di quattro good bank che hanno cominciato la loro attività da capo e di una bad bank che dovrà gestire i crediti deteriorati accumulati in questo periodo. Le ricadute maggiori, purtroppo, le hanno vissute i risparmiatori che hanno acquistato, negli anni scorsi, dei titoli fortemente a rischio come sono appunto le obbligazioni subordinate, soprattutto dopo l’approvazione del bail-in, la particolare procedura, approvata dall’Unione Europea, che prevede che siano gli azionisti, i risparmiatori e gli obbligazionisti a pagare per il salvataggio delle banca evitando questo onere agli stati e quindi ai contribuenti. Ma quali sono le ricadute che, oggi, coinvolgono gli obbligazionisti?
Decreto Indennizzi: le condizioni per ricevere i rimborsi
Conosciuto con il nome alquanto significativo di ”Decreto Indennizzi”, con un provvedimento molto discusso, il Governo ha deciso di rimborsare gli obbligazionisti subordinati che potranno ricevere una somma in relazione alla somma investita, ma solo in alcuni casi che vedremo. Per gli utenti delle banche che hanno sofferto nei mesi scorsi il rimborso riguarda l’80% dei casi mentre per i restanti è necessario rivolgersi ad un arbitrato. I rimborsi obbligazionisti banche in crisi sono a carico interamente del sistema bancario del nostro paese.
Sempre riguardo la difficoltà che hanno interessato i famosi quattro istituti di credito nei mesi scorsi, i rimborsi per gli obbligazionisti delle banche in crisi sono stati richiesti con un’apposita domanda con allegata una specifica documentazione che si compone del contratto di acquisto delle obbligazioni, i moduli con la sottoscrizione di acquisto, l’attestazione degli ordini realizzati, una certificazione che dimostri l’entità del patrimonio mobiliare e la copia di un documento di identità. L’invio della richiesta è stato realizzata sia attraverso il sito internet del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi sia con una semplice raccomandata A/R con ricevuta di ritorno. Ma a quanto ammontano i rimborsi per gli obbligazionisti delle banche in crisi?
E’ dell’80% del capitale investito la quota che spetta agli investitori dei quattro istituti di credito, una somma da cui detrarre le spese per l’acquisto dei titoli ed i rendimenti percepiti maturati sull’investimento.
I rimborsi obbligazionisti banche in crisi: il caso MPS
Non tutte le banche in crisi sono nella stessa condizione. Se per le banche venete Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca il rischio bail-in sembra ormai alle spalle, come precisato dallo stesso ministro Pier Carlo Padoan, il Monte dei Paschi di Siena si avvia verso la procedura di salvataggio approvata dall’Unione Europea che ricorda molto da vicino il bail-in. Non è una bella notizia per i risparmiatori dell’istituto di credito toscano.
In pratica MPS sarà definita ”solvente” da parte della Banca Centrale Europea che attiverà la procedura attraverso la quale lo Stato si farà carico della maggior parte della ricapitalizzazione di 8,8 miliardi di euro.
Prima che il Tesoro si impegni nel salvataggio, però, saranno gli azionisti a farsi carico delle perdite oltre agli obbligazionisti subordinati che vedranno la conversione in azione, con il risultato della perdita dei propri risparmi. Gli obbligazionisti subordinati, inoltre, saranno rimborsati nel solo caso in cui dimostreranno di essere stati raggirati durante l’acquisto.