Spread Btp: ecco come funziona l’indicatore economico più utilizzato

Se fino a pochi anni fa il termine spread Btp rappresentava un valore noto soprattutto agli addetti ai lavori, da qualche anno giornali e tv lo utilizzano, spesso, per indicare lo stato di salute generale del nostro paese nel contesto internazionale. In realtà la parola spread, in italiano ”differenziale”, viene utilizzato in diversi contesti in ambito economico, finanziario e bancario: insomma un valore importante ed un ottimo indicatore per gli analisti.

Ma ponendo l’attenzione sul differenziale che più di tutti sentiamo nei telegiornali, in radio e nei vari mezzi di informazione, è bene tenere presente che ha assunto un ruolo importante nella divulgazione economica solo dal 2011. Da allora lo spread Btp denota il differenziale del rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli della Germania. Naturalmente l’aumento del valore dello spread italiano indica una condizione di difficoltà dell’economia nazionale e per lo Stato che dovrà corrispondere dei tassi di interesse maggiori sui titoli di stato.

Il rendimento dello spread Btp denota, quindi, la fiducia che le istituzioni economiche internazionali riservano nel nostro paese circa la sostenibilità del debito ed i margini di guadagno (a fronte del rischio di fallimento) che gli investitori si assumono acquistando i titoli del nostro paese. Un rendimento elevato si traduce in maggiori difficoltà previste per il pagamento del debito mentre uno spread basso riconduce ad una condizione di generale stabilità economica. Lo spread Btp viene misurato in punti base, in cui ad ogni ”base” corrisponde un centesimo di punto percentuale.

L’evoluzione e l’andamento storico dello Spread Btp a dieci anni

Come detto in precedenza, il differenziale italiano, come gli altri indicatori relativi ai paesi europei (leggi la guida sui Btp Portogallo), ha assunto una significativa importanza solo dal 2008. Se negli anni precedenti alla crisi economica gli stati del vecchio continente erano considerati tutti economicamente stabili e con un debito affidabile, i colpi della crisi economica hanno messo a repentaglio le economie nazionali. L’ulteriore scossone del 2010 con la crisi greca ha portato il tema dello spread alla definitiva ribalta delle cronache nazionali.

Nel 2017 il differenziale tra il rendimento del debito italiano con quello tedesco era di pochi punti percentuali, tra gli ultimi mesi del 2008 al 2009 il valore dello Spread Btp Bund si è avvicinato pericolosamente a quota duecento, nel 2010 una nuova impennata ha fatto suonare il campanello d’allarme dei 200 punti base.

Ma è stato il 2011 l’anno nero dello spread Btp con valori di 550 punti base ed un rendimento superiore ai sette punti percentuale, a destare preoccupazione per l’Italia. Attualmente il valore del differenziale si attesta sui duecento punti base con un rendimento che viaggia sui due punti e mezzo.

Cosa accade quando lo Spread cresce

Tutti hanno paura della crescita dello Spread Btp, ma per quale motivo? Alla crescita esponenziale del differenziale tra i Btp ed i Bund, cresce la percentuale degli interessi che lo Stato dovrà versare a coloro che acquistano i titoli di stato. Una situazione che si ripercuote direttamente sul debito pubblico.

Nonostante questo, alla crescita dei dubbi sull’effettiva capacità del nostro paese di ripagare il debito, aumenteranno le emissioni di titoli di stato, con un rendimento più alto e la speranza che gli investitori, allettati dai tassi di interessi maggiori, sceglieranno di acquistare (leggi la guida sui Buoni del Tesoro Poliennale). Al momento della scadenza dei titoli di stato, gli investitori accederanno comunque al margine stabilito in fase di stipula.

Anche le banche mostrano una significativa preoccupazione al rialzo dello spread Btp con i Bund. Alla crescita dei redimenti corrisponde la diminuzione del prezzo dei Btp e quindi degli investimenti realizzati dagli istituti bancari. Ma un altro fattore, spesso trascurato, è da tenere presente. Lo spread Btp Bund è una differenza tra due rendimenti: la crescita del differenziale può essere il frutto anche della diminuzione del Bund tedesco.

 

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