Prima di acquistare le azioni o le quote di capitale di una compagnia è necessario valutare un aspetto che può pesare non poco sulla propria remunerazione: la tassazione dei dividendi. Il Fisco ha un peso importante sui vari investimenti perciò controllare questo aspetto è indispensabile per evitare brutte sorprese al momento di riscuotere il proprio denaro.
Quando si parla dei dividendi si intendono le quote di utili che una compagnia concede ai propri azionisti. In pratica abbiamo una remunerazione sul capitale investito sia dai dirigenti dell’impresa che dagli azionisti. Come ogni investimento finanziario anche sui dividendi è applicata una determinata imposizione.
La tassazione dei dividendi: la partecipazione
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La tassazione dei dividendi è gestita dalla normativa fiscale e dipende soprattutto da due fattori di grande importanza: la localizzazione della compagnia che eroga i dividendi e la quota di partecipazione di proprietà del socio. E’ il criterio di partecipazione a determinare la tassazione applicata sulle azioni e sui dividendi che prende in considerazione la partecipazione qualificato o non qualificata nella detenzione della quota di capitale. La distinzione tra partecipazione qualificata e non qualificata risponde ad una serie di precisi fattori determinati in base alle caratteristiche della società, dalla percentuale di capitale posseduto e alla possibilità di esprimere il voto in assemblea.
La partecipazione si dice qualificata nelle società le cui azioni sono quotate in Borsa ed in cui la quota posseduta garantisce il diritto di voto in assemblea ordinaria maggiore del 2%. La partecipazione non qualificata è definita per le compagnie quotate in Borsa con una quota capitale inferiore al 5% e con un diritto di voto inferiore ai due punti percentuali.
Per le compagnie non quotate in Borsa, invece, la partecipazione si dice qualificata nel caso in cui la quota capitale è superiore ai venticinque punti con un diritto di voto in assemblea pari o superiore al 20%. Sempre per le società non quotate in Borsa, la partecipazione non è qualificata quando la quota capitale è inferiore al 25% con un diritto di voto inferiore ai venti punti.
Tassazione dividendi: cosa si intende per il criterio della localizzazione
Come anticipato in precedenza, oltre alla partecipazione dell’azionista, un altro criterio viene preso in considerazione per la determinazione della tassazione dei dividendi: la localizzazione della compagnia in cui si hanno le quote di partecipazione.
In pratica il Fisco del nostro paese tende a penalizzare, dal punto di vista fiscale, i dividendi detenuti nei paesi caratterizzati da un tipo di fiscalità privilegiata ed inseriti della cosiddetta Black List. Insomma se si posseggono quote azionarie in questi determinati paesi, in alcuni casi definiti come ”Paradisi Fiscali” le aliquote si alzano sensibilmente.
Le aliquote
Per la partecipazione qualificata, la tassazione sui dividendi prevede una base imponibile del 49,72 ed esenzione del 50,28 per le persone fisiche, anche con una Partita Iva e per le aziende che rientrano nella categoria delle società di persone. Per le società di capitali, invece, la base imponibile è del 5% con l’esenzione del 95%.
Cambiano le condizioni per le partecipazioni non qualificate. Anche questo la tassazione dipende dal soggetto destinatario dei dividendi. Una ritenuta alla fonte del 26% viene applicata per le persone fisiche, senza partita Iva. Una base imponibile di 49,7 punti percentuali è prevista, invece, per le società di persone e per le persone fisiche con partita Iva. Anche in questo caso la base imponibile passa al 5%, con l’esenzione di novantacinque punti, per le società di capitali. L’esenzione è totale, invece, per le compagnie che scelgono il regime di trasparenza.
La tassazione dei dividendi per le compagnie residenti nei paesi che rientrano nella ”Lista Nera” vine applicata integralmente (100%) sull’ammontare, sia nel caso in cui la partecipazione sia qualificata che non qualificata.