Aprire una tabaccheria è il sogno di molti per i margini di guadagno che garantisce questo tipo di attività. Un settore in continua evoluzione e sempre al passo con i tempi quello della tabaccheria, ma soprattutto molto gettonato dalla clientela per l’ampia gamma di prodotti e servizi a cui è possibile accedere.
Insomma aprire una tabaccheria può essere una scelta azzeccata per guadagnare bene, anche se non mancano le responsabilità e soprattutto gli adempimenti burocratici. La tabaccheria necessita di un impegno non indifferente in termini di ore e di formazione. Sono due le strade che è possibile intraprendete per diventare un tabaccaio: acquistare un’attività o partire da zero. In entrambi i casi gli adempimenti da affrontare sono davvero tanti.
Aprire una tabaccheria: i primi passi
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La strada più semplice da percorrere è di comprare una tabaccheria già avviata, ma che è in vendita per problemi non dovuti al flusso di clienti e quindi al guadagno. In questo caso l’aspirante tabaccaio potrà accedere fin da subito a margini molto elevati. Ma l’acquisto di una tabaccheria già avviata ha, di solito, dei costi molto importanti. Analizzare le caratteristiche della zona in cui è collocato l’esercizio commerciale e la quantità dei clienti è quindi indispensabile per valutare la fattibilità dell’affare.
Nel caso in cui si intende aprire una tabaccheria ex novo sarà necessario intraprendere un percorso più lungo, ma più economico. Il primo passo sarà di aprire la partita Iva, individuare una zona adatta ed acquistare una licenza dal Monopolio di Stato; un passaggio, quest’ultimo, che prevede un costo davvero elevato.
I requisiti per aprire una tabaccheria
Una serie di regole davvero stringenti, imposte dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, rende l’operazione non molto semplice, a differenza del centro estetico o dell’edicola. Una delle regole più importanti riguarda la collocazione dell’attività commerciale: non tutti i luoghi sono adatti per aprire una tabaccheria. Non è possibile collocare questo tipo di attività in prossimità di un’altra tabaccheria: distanze prefissate e bacino di utenza rendono adatti solo determinati luoghi per questo tipo di esercizio commerciale.
Secondo la normativa nel territorio di un comune con un numero di abitanti pari o superiore a 10.000, il rapporto tra la quantità di tabaccherie e gli abitanti è fissato ad 1 su 1.500. Ciò vuol dire che in un centro abitato con un 2.500 abitanti potrà essere presente una sola tabaccheria.
Nel caso in cui il comune sia di 9.000 abitanti, le tabaccherie aperte potranno essere tre, tranne che la nuova tabaccheria disti ad una distanza minima di seicento metri dalla più vicina.
Normativa differente per i comuni con più abitanti. In questo caso la distanza minima dall’esercizio commerciale prossimo è pari a trecento metri per i comuni fino a trentamila abitanti. Si passa a 250 metri per i comuni con una popolazione compresa tra i 30.001 ed i 100.000. Duecento metri è, invece, la distanza stabilita per i comuni con più di centomila abitanti. Ma la distanza non è l’unico requisito richiesto per aprire una tabaccheria. Si chiama aggio e rappresenta il tasso di produttività che l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli stabilisce periodicamente. Per il tabaccaio, invece, non sono previsti particolari competenze anche se è necessario seguire un breve corso di formazione dal costo di settecento euro.
I costi
Nel caso di acquisto di una tabaccheria già avviata il prezzo può variare da zona a zona e secondo diversi fattori. In media potremmo indicare un prezzo di 200mila euro. A ciò si aggiunge la novennale, una somma prevista dallo Stato per il subentro in un’attività preesistente e calcolata al 50% degli aggi sui tabaccai nell’anno precedente. In questo caso il costo raggiunge, in media, la quota di settantamila euro, per un’attività avviata. A tutto ciò aggiungiamo la parcella del notaio, sui duemila euro, il pagamento delle scorte presenti in magazzino e dei vari adempimenti burocratici.
Per aprire una tabaccheria ex novo avremo i costi del locale (la legge prevede una metratura minima di 30mq), l’affitto, l’arredamento che potrebbe costare sui diecimila euro, il notaio e del primo ordine di merci. In questo caso le spese non dovrebbero superare i settantamila euro.