Da sempre considerato come una figura carismatica e di successo, fare l’avvocato rappresenta l’aspirazione di migliaia di giovani nel nostro paese. Come tutte le professioni in grado di garantire ampi margini di guadagno, però, anche per diventare avvocato è necessario un percorso di studi molto lungo ed intervallato da esami e certificazioni. Le tipologie di avvocato sono diverse: civilista, penalista o tributarista, ma tutte accomunate da un singolo percorso. Nella guida che segue cercheremo di chiarire i passaggi necessari per diventare avvocato, dal principio, ovvero l’iscrizione universitaria fino all’abilitazione all’esercizio della professione, ultima tappa della formazione professionale necessaria.
Diventare avvocato: il percorso di studio
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A differenza di altre professioni, per diventare avvocato non è necessario conseguire un particolare percorso di studio superiore; basta qualsiasi diploma ed iscriversi all’università, alla facoltà di giurisprudenza. Si tratta di un indirizzi non a numero chiuso e quindi senza la presenza di un test di ingresso per l’ammissione agli studi.
Ad oggi la facoltà prevede una durata degli studi di cinque anni, quattro per il vecchio ordinamento. Un altro percorso possibile si compone di una laurea triennale Scienze Giuridiche più la Specialistica in Giurisprudenza di due. Insomma le strade da seguire sono diverse, ma basta essere laureati in giurisprudenza per accedere alla carriera di avvocato. Subito dopo la laurea, un ulteriore percorso si presenta al cospetto di chi vuole diventare avvocato a tutti gli effetti: la pratica.
La pratica forense
Si tratta di un periodo dalla durata di tre anni. In questi mesi è necessario svolgere il tirocinio legale praticando la professione a tutti gli effetti. L’esercizio della pratica forense può essere realizzato in un qualsiasi studio legale, ma anche in una scuola di specializzazione, per un periodo non superiore di un anno o all’Avvocatura di Stato. Nel caso in cui si decida di svolgere l’intero tirocinio in uno studio di avvocato, è necessario controllare che quest’ultimo sia iscritto per un periodo di almeno cinque anni all’Albo.
Ed è proprio nel periodo di tirocinio che l’aspirante avvocato potrà scegliere che tipo di professionista vorrà essere: civilista, amministrativista, penalista, tributarista ecc. Qualsiasi scelta, nonostante tutto, non preclude mai la possibilità di esercitarsi anche un altro filone: il nostro ordinamento, infatti, non prevede particolari preclusioni in questo senso.
Naturalmente nel caso in cui l’intero tirocinio per diventare avvocato si svolga in uno studio penalista, la formazione conseguita al termine del periodo sarà esclusivamente rivolta in quel campo. E’ possibile passare da un campo rispetto ad un altro ogni volta che lo si desidera, ma tutto ciò potrebbe rallentare non poco il percorso di formazione.
E’ utile tenere presente, inoltre, che durante pratica è obbligatorio seguire per almeno venti udienze ogni semestre, redigere minimo sei atti con una descrizione delle questioni giuridiche più importanti trattate. Al termine del percorso si giungerà all’esame di avvocato.
L’importanza della specializzazione
Una delle domande che si pongono più spesso, a coloro che intendono svolgere questa professione, è: ‘‘sai quanti avvocati esistono in Italia?” E’ ormai comune la convinzione che nel nostro paese esistano troppi professionisti forensi e la realtà non smentisce affatto questa credenza. Con una media di un avvocato ogni duecento abitanti il nostro paese svetta in Europa e nel mondo.
Insomma una situazione tutt’altro che rosea per la professione e per chi si accinge a seguire la strada per diventare avvocato. Uno dei modi per destreggiarsi in un settore così affollato è senza dubbio specializzarsi in un ambito del diritto ”di nicchia”, magari molto richiesto al momento e con una competitività più bassa. E’ il caso del diritto internazionale, del diritto delle nuove tecnologie e la protezione dei dati personali.
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