L’IVS è una contribuzione che ogni lavoratore deve corrispondere all’INPS per l’assicurazione contro la vecchiaia e l’invalidità. Viene versata dai dipendenti attraverso la trattenuta effettuata sulla busta paga. In cambio l’Istituto corrisponde le prestazioni in caso di inabilità del lavoratore, per sopraggiunta anzianità o, alla famiglia, per la morte.
Il contributo IVS dipende da molteplici fattori. Un elemento determinante è il reddito di fascia, quello massimo e minimo nei determinati periodi di imposta: fattori che vengono calcolati dall’INPS.
Il pagamento dell’IVS spetta ai dipendenti del settore privato ed alla categoria degli apprendisti. A questi si aggiungono i collaboratori autonomi, purché iscritti alla Gestione Separata, gli operatori del commercio, gli artigiani, i lavoratori dello spettacolo, i giornalisti iscritti all’Albo e i coltivatori diretti. Per quanto riguarda quest’ultima categoria è indispensabile tenere presente che i dipendenti corrispondono quanto dovuto attraverso la “classica” trattenuta mentre per i lavoratori autonomi, il pagamento avviene attraverso il modello F24.
Contributo IVS, le aliquote per i dipendenti privati
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L’obbligo di versare il contributo IVS spetta sia ai lavoratori con un contratto a tempo indeterminato che determinato. L’aliquota prefissata dall’Istituto è pari a 32,87% per i dipendenti mentre di passa al 27,87% per i lavoratori non operanti nel settore ed autorizzati alla prosecuzione volontaria con una decorrenza compresa oltre il 31 dicembre del 1995.
La retribuzione minima stabilita è pari a 200,76 euro ogni settimana. L’applicazione dell’aliquota aggiuntiva, pari all’1% della retribuzione, è prevista per i lavoratori con un reddito superiore a 46.123 euro.
Le altre categorie di lavoratori privati
Le eccezioni riguardano, come accennato in precedenza, i coloni, i mezzadri, i coltivatori diretti e gli imprenditori del settore agricolo. Per queste categorie l’aliquota IVS applicata varia a seconda di elementi ben precisi. L’ubicazione dell’attività agricola è uno dei fattori principali: nel caso in cui l’azienda sia collocata in un’area montana o caratterizzata da particolati condizioni di difficoltà, il contributo IVS viene applicato in misura ridotta.
Un altro elemento da tenere presente è la “fascia di reddito” dell’impresa. Le fasce sono quattro: la minima fino ad un massimo di 232, 40 euro, la seconda compresa tra un minimo di 323,41 ad un massimo di 1.032,91 euro mentre la terza da 1.032,91 fino a 2.324,05 euro. L’ultima fascia va da 2.324.05 in poi.
Il valore dell’aliquota deve essere corrisposta, dal datore di lavoro, per una quota pari al 28.50% e dell’8,84% a carico dello stesso lavoratore.
Gli artigiani e i commercianti
Per questa particolare categoria di lavoratore il contributo IVS deve essere versato sia per i datori di lavoro che per i dipendenti, anche se componenti del nucleo familiare, purché impegnati nell’attività aziendale in maniera “continuativa e prevalente”.
Lo stesso per i familiari compresi fino al terzo grado di parentela o affini fino al secondo. L’obbligo del versamento dei contributi IVS ricade anche per i soci delle SAS, ovvero delle Società in Accomandita Semplice, quelle a socio unico o le SRL.
In questo caso l’ammontare del versamento dipende dai dati della dichiarazione dei redditi e deve essere comunque compresa entro un valore, massimo e minimo, applicato dall’INPS.
Anche l’età del lavoratore è un fattore fondamentale. E’ del 23,10% il contributo da versare per un lavoratore dell’artigianato con un’età superiore a 21 anni mentre si passa al 23,19% per un operatore, con un’età inferiore allo stesso limite, del settore del commercio.
Se il lavoratore ha un’età al di sotto di tale limite, la contribuzione scende al 20,10% per gli artigiani ed al 20,19% per i commercianti.
Per quanto riguarda la Gestione Separata, il contributo IVS varia a seconda della categoria professionale, oltre al contratto. E’ del 31% l’aliquota prevista per i collaboratori occasionali, con un contratto a progetto e non iscritti in altre forme previdenziali. Alla quota va aggiunto lo 0,72% destinato alla maternità, la malattia o per gli assegni familiari. Si passa al 24% se il lavoratore è iscritto ad altre formule previdenziali. Il datore di lavoro deve versare i due terzi del totale, il resta spetta al datore di lavoro.
Per quanto riguarda gli autonomi, il contributo IVS è completamente a carico del lavoratore. L’aliquota è stabilita al 27% più lo 0,72% per il congedo parentale, la maternità, gli assegni familiari e la malattia.