Essere licenziati, in un periodo di difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, può rappresentare una vera e propria doccia fredda per chiunque. La famiglia da mantenere, il mutuo da pagare o l’affitto possono aggravare una condizione che appare, a questo punto, a tinte fosche. In molti vivono il licenziamento come una vera e propria ingiustizia pensando di ricorrere allo strumento dell’impugnazione.
Ma in quali casi è possibile procedere all’impugnazione del licenziamento? Qual è il termine per intraprendere la procedura? Quali sono i passaggi fondamentali? Quali sono le novità introdotte negli ultimi anni con la riforma del mercato del lavoro. Nel caso in cui vi troviate in questa particolare condizione e vi ponete questi interrogativi, nella guida che segue cercheremo di fare luce su questi importanti aspetti e far valere i propri diritti in caso di perdita dell’impiego.
Impugnazione licenziamento: di cosa si tratta?
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Con il termine impugnazione di licenziamento si intende una procedura attraverso la quale un dipendente contesta il provvedimento di licenziamento applicato dal datore di lavoro. E’ utile tenere presente che l’impugnazione del licenziamento costituisce un diritto del lavoratore tranne nel caso in cui sussistano determinate motivazioni in grado di giustificare il licenziamento definito ”per giusta causa”, ovvero dettato da un giustificato motivo, o si tratti un licenziamento di tipo disciplinare o intimato.
L’impugnazione, in pratica, costituisce un diritto del lavoratore nel caso in cui la procedura di licenziamento avvenga non conformemente con le attuali norme che regolano i rapporti di lavoro, se deriva da cause di tipo discriminatorio o, infine, che avvenga nei periodi in cui sono previste delle particolari garanzie come la gravidanza o l’allattamento per le donne. Insomma i casi in cui è possibile presentare la richiesta di impugnazione del licenziamento sono tante, ma è importante che rispetti dei determinati cardini di regolarità, come ad esempio le tempistiche. Insomma i fattori da tenere presente sono davvero tanti.
Impugnazione licenziamento: fino a quando è possibile inviare la richiesta?
Il termine entro il quale è possibile inviare la domanda è uno degli aspetti di maggiore importanza da valutare. Anche se non esistono particolari differenze tra le tipologie di licenziamento, in relazione al tipo di contratto, i termini non si differenziano. La scadenza per procedere all’impugnazione del licenziamento è fissata a sessanta giorni dalla ricezione della comunicazione. Si tratta di un aspetto da tenere ben presente visto che l’impugnazione avvenuta oltre questo limite temporale comporta la decadenza del diritto di contestazione. In questo caso, infatti, non è possibile neppure presentare la domanda al giudice del lavoro; insomma l’iter non può partire.
Cambia il limite, invece, per l’impugnazione avvenuta per via stragiudiziale, cioè davanti ad un giudice, attraverso una lettera raccomandata. In questo caso il termine è di 180 giorni purché si proceda con la deposizione del ricorso presso la cancelleria del Tribunale del Lavoro.
L’impugnazione del licenziamento
La procedura vera e propria si realizza attraverso l’invio di una semplice domanda nella quale si indichi la propria volontà di impugnazione. Il tutto deve essere inviato attraverso una raccomandata con avviso di ricevimento. A questo punto è necessario rivolersi al giudice entro il limite di 180 giorni dall’azione stragiudiziale per depositare il ricorso alla cancelleria del tribunale. A questo punto tocca al magistrato convocare la prima udienza entro i successivi quaranta giorni informando il titolare dell’azienda entro 25 giorni precedenti.
La discussione del licenziamento, prima di giungere davanti al giudice del lavoro, viene discussa preventivamente dalla Direzione Provinciale del Lavoro che agisce con il preciso obbiettivo di giungere ad una riconciliazione tra le parti. La richiesta della convocazione di questo organo, quindi, deve avvenire nei sessanta giorni precedenti al deposito del ricorso al giudice del lavoro. Può essere utile, in questa particolare fase, farsi assistere da un sindacato.