Il licenziamento può essere un brutto momento sia per il lavoratore che per il datore di lavoro. Le motivazioni che possono spingere il titolare di un’azienda ad interrompere il rapporto di lavoro con un dipendente possono essere davvero tante. In alcuni casi i motivi potrebbero risultare tutt’altro che condivisibili per il lavoratore che può procedere ad impugnare il provvedimento anche in un Tribunale.
Ma quali sono i motivi che possono spingere un datore di lavoro a procedere legittimamente al licenziamento? Prima di accedere alla formula del licenziamento oggettivo o soggettivo è necessario che esistano dei ‘‘giustificati motivi” previsti dalla Legge.
Sono essenzialmente due le situazioni che possono giustificare un licenziamento: motivi disciplinari, ovvero il licenziamento per giusta causa o ”giustificato motivo soggettivo” (motivato da comportamenti disciplinari rilevanti) oppure una condizione particolarmente difficile che sta vivendo l’azienda. In quest’ultimo caso avremo il licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
Licenziamento oggettivo: procedura e funzionamento
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Conosciuto in termine gergale come ”licenziamento economico” e disciplinato dalla nuova normativa ”Jobs Act”, il licenziamento oggettivo rappresenta l’interruzione del rapporto di lavoro determinata da motivazioni non strettamente legate al comportamento, e quindi a colpe, del lavoratore. I motivi che spingono ad un licenziamento oggettivo sono, quindi, legati alla produzione ed all’organizzazione dell’azienda.
In pratica si ha un licenziamento oggettivo nel momento in cui all’attività economica non riesce a trovare la collocazione di un dipendente nella catena produttiva, nell’organizzazione del lavoro e anche nel caso in cui il lavoratore risulti ”inidoneo”, sia dal punto di vista fisico che psichico, ad operare in una determinata mansione.
Naturalmente il titolare dell’azienda deve provvedere, in ogni modo, a cercare una collocazione adatta al proprio dipendente, anche in una mansione esternalizzata. In questo caso avremmo un ”ripescaggio”, ovvero il reimpiego del lavoratore in un settore produttivo differente impedendone il licenziamento.
Licenziamento oggettivo e Jobs Act
L’introduzione delle nuove norme sul lavoro dipendente, nell’ambito del Jobs Act, hanno modificato radicalmente il tema del licenziamento oggettivo. In pratica per i nuovi contratti, anche nel caso di ricorso da parte del lavoratore, il titolare non viene, di norma, condannato al reintegro del dipendente, piuttosto può corrispondere una determinata cifra, stabilita al doppio dell’ultima contribuzione globale e di importo compreso tra le 4 e le 24 mensilità. L’indennità corrisposta non è oggetto dell’imposizione prevista per la contribuzione previdenziale.
La comunicazione di licenziamento oggettivo deve avvenire attraverso l‘invio di una raccomandata postale o anche consegnata a mano. Il testo della missiva deve indicare, per Legge, con estrema precisione le motivazioni che hanno spinto il titolare dell’azienda all’interruzione del contratto.
La legge prevede, inoltre, che il datore di lavori informi la Direzione Territoriale del Lavoro competente ed in seguito la trasmetta, per conoscenza, al dipendente. A questo punto il titolare dell’azienda ed il lavoratore conciliano l’interruzione del rapporto di lavoro nella sede della Direzione Provinciale. Il provvedimento di licenziamento oggettivo viene preceduto, anche in questo caso, da una serie di verifiche sull’opportunità di adottare misure alternative.
L’incontro deve avvenire entro i venti giorni dalla convocazione e prevede la possibilità di intervento anche dei sindacati e delle organizzazioni in rappresentanza degli imprenditori. In pratica si tratta di un momento fondamentale nel quale le parti effettuano un tentativo di trovare una conciliazione ricercando di una soluzione che possa accontentare tutti.
Disoccupazione oggettiva e disoccupazione
Trattandosi di una situazione nella quale la perdita del lavoro non dipende dalla volontà del lavoratore, quest’ultimo ha il diritto a percepire l’indennità di disoccupazione Naspi o la disoccupazione agricola, a seconda delle condizioni e delle mansioni svolte.
Per maggiori informazioni su quest’ultimo aspetto, visita la guida: ”NASpI, l’indennità di disoccupazione: chi può ottenerla? Come effettuare la domanda?”