Perdere il lavoro è una condizione comune nel nostro paese per le perduranti condizioni di difficoltà economica. L’interruzione di un rapporto lavorativo costringe gli ex dipendenti a rivolgersi a forme di assistenza attraverso un sistema di sovvenzionamento al reddito: la NASpI.
Ogni anno le condizioni per accedere alla Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego vengono modificate, di volta in volta, dai governi che si alternano perciò tenersi informati sulle ultime novità previste è essenziale. Ebbene quali sono gli ultimi requisiti stabiliti per ottenere l’assegno di disoccupazione?
NASpI, le condizioni
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Con il termine NASpI si intende l’indennità di disoccupazione che spetta, di diritto, a tutti i lavoratori che hanno perso l’impiego per cause non dipendenti dalle proprie volontà. L’introduzione risale al maggio del 2014 quando ha sostituito la vecchia formula di disoccupazione: l’ASpI.
Con la nuova normativa, tutti i dipendenti che avevano un contratto di tipo subordinato con la propria compagnia e, che sono stati licenziati per motivi interamente legati all’azienda, possono effettuare la domanda.
Le categorie, a cui spetta il sussidio, sono gli apprendisti, i soci delle cooperative che hanno un contratto subordinato, il personale artistico, sempre con un contratto di questo tipo oltre ai dipendenti pubblici a tempo determinato.
Non possono accedere allo strumento di sostegno al reddito, invece, i dipendenti della Pubblica Amministrazione a tempo indeterminato ed i lavoratori del settore agricolo che, come prevede la Legge, possono usufruire di un diverso tipo di trattamento.
Le novità del NASpI rispetto agli anni scorsi
Quali sono le novità rispetto agli anni passati? Negli ultimi mesi, grazie all’esecutivo di Matteo Renzi, significative modifiche sono state applicate per l’accesso all’indennità di disoccupazione. Anche chi ha accettato la “riconciliazione” con il datore di lavoro, a seguito del licenziamento, può richiedere l’assegno di NASpI. Si tratta della risoluzione consensuale del rapporto lavorativo, fattispecie importante visto che la riconciliazione non preclude l’involontarietà del licenziamento per il lavoratore.
Ma anche chi ha presentato le dimissioni può richiedere l’indennità. E’ il caso della maternità, una condizione che rientra tra le “dimissioni per giusta causa”. Il periodo entro il quale può essere richiesta l’interruzione del rapporto lavorativo è di trecento giorni precedenti al parto.
L’ultimo caso, introdotto nelle nuove norme, è il licenziamento per motivi disciplinari. In questa situazione si parla di “interpretazione personale” del datore di lavoro; perciò il diritto alla NASpI rimane inalterato.
Gli altri casi in cui è possibile richiedere l’indennità
Accanto alle fattispecie appena elencate, esistono altri casi in cui è possibile effettuare la domanda di disoccupazione. Quali sono?
Licenziarsi a seguito di molestie sessuali subite sul posto di lavoro è una delle condizioni che prevede la copertura della NASpI come anche nella situazione nella quale il manager introduca un netto peggioramento delle condizioni di lavoro.
Il ritardo o il mancato versamento dello stipendio rientrano nei casi in cui è possibile richiedere l’indennità, oltre al mobbing.
I requisiti
Come si fa ad accedere all’indennità? Oltre ad aver perso il lavoro involontariamente, altri i fondamentale requisiti si aggiungono per effettuare la richiesta. Trovarsi in stato di disoccupazione è la prima fondamentale condizione oltre ad aver accumulato almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti alla richiesta. Anche aver realizzato trenta giorni di lavoro, anche se non continuative, nell’anno precedente alla richiesta è l’ultimo dei requisiti richiesti.
Il calcolo dei periodi di lavoro indicati non prende in considerazione il periodo di malattia ed infortunio, la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, le assenze per vari motivi e i congedi per l’assistenza a portatori di handicap.
Quanto dura la copertura?
Cambiano le condizioni previste per le diverse tipologie di lavoratori. Con il Jobs Act introdotto negli ultimi mesi, è stata fissata a due anni la durata massima della NASpI per i lavoratori dipendenti. Per quanto riguarda i collaboratori con contratti precari, il limite massimo è di sei mesi.
Per i dipendenti la durata del versamento degli assegno di disoccupazione è pari alla metà dei mesi di lavoro.
Il calcolo, invece, avviene attraverso la somma di tutte le retribuzioni negli ultimi 4 anni diviso la quanittà di settimane di contribuzione moltiplicando il risultato per 4,33.