Pensione di vecchiaia: i contributi e l’età anagrafica per ottenerla

Il tema della pensione di vecchiaia è da anni oggetto di una quota significativa delle ricerche sui motori di ricerca. In tanti tentano di informarsi sulle ultime novità messe in campo dal Governo e sui requisiti per accedere alla tanto agognata previdenza. Le continue modifiche realizzate negli anni rendono il tema molto “fluido” perciò tenersi informati è essenziale.

La pensione di vecchiaia è la principale formula di previdenza garantita dallo Stato. Si traduce, nei fatti, nel versamento mensile di una somma prefissata e stabilita dall’INPS. Viene corrisposta in seguito al raggiungimento del limite di età o alla quota dei contributi previsti. L’età per ottenere la pensione è, come detto, stata modificata più volte come anche la quantità di contributi che devono essere corrisposti. L’ultima importante modifica è stata decisa nel 2011 ed ha stravolto, ancora una volta, il settore.

Pensione di vecchiaia: di cosa si tratta?

La pensione è senza dubbio un traguardo molto ambito dai lavoratori che, raggiunta un’età avanzata, non si ritengono in grado di continuare a lavorare con il massimo della concentrazione e dell’energia necessaria. La somma da versare mensilmente, ad ogni singolo pensionato, si costituisce attraverso la valutazione di diversi elementi.

Ottenere la pensione di vecchiaia, oggi però non è così facile viste le condizioni generali e i continui adeguamenti dell’età minima, per l’aumento dell’aspettativa di vita.

I requisiti

E’ l’età a rappresentare uno dei requisiti principali. Al di là dei contributi versati, raggiungere l‘età prefissata è indispensabile per ottenere le prestazioni previdenziali dell’INPS. Gli uomini, lavoratori dipendenti o autonomi, devono aspettare, quindi, i 66 anni e sette mesi. Si tratta di un limite previsto nel periodo che va dal 2016 fino al 2019. E’ indispensabile tenere presente che tale requisito è destinato a cambiare con gli anni. In pratica il Ministero rileva periodicamente l’andamento dell’aspettativa di vita modificando il limite massimo.

Per quanto riguarda le lavoratrici del pubblico impiego, l’età prevista per andare in pensione è di 66 anni ed un mese. Anche in questo caso i limiti per la disdetta sono previsti per il periodo che va dal 2016 al 2019. Per quanto riguarda le dipendenti del settore privato il limite è fissato, invece, a 62 anni mentre si passa a 63 anni e sei mesi per le donne autonomie o parasubordinate. Dal 2018 le donne lavoratrici parasubordinate vedranno allungarsi ancora i tempi per le donne del settore privato con un altro anno e sei mesi per quelle subordinate ed autonome. 

L’altro aspetto da tenere presente è quello dei contributi. In questo caso la quota dei contributi per accedere alla pensione è di venti anni. Viene preso in considerazione qualsiasi tipo di contribuzione, sia versata che accreditata dallo stesso lavoratore.

Come effettuare la domanda

Si tratta del primo passo fondamentale per accedere alla pensione di anzianità. La richiesta può essere inviata sia online con l’utilizzo dei servizi che il portale dell’Istituto mette a disposizione sul portale che attraverso il telefono.

Basta contattare il call center dell’INPS per accedere alle informazioni necessarie ed effettuare la richiesta. Anche i patronati possono svolgere l’intero iter aiutando nella compilazione della domanda. Ma in tanti sceglgono di recarsi negli uffici dell’INPS (ecco tutte le sedi di Roma e Napoli).

Se la richiesta viene accettata, la pensione viene versata già dal primo mese successivo alla data in cui sono maturate le condizioni per accedere alla pensione di vecchiaia. Nel caso del lavoratore dipendente è necessaria, però, l’interruzione del rapporto lavorativo: obbligo non indispensabile, naturalmente, per i lavoratori autonomi.

Per chi non ha avuto rapporti lavorativi continuativi come le colf, i lavoratori agricoli o del settore dello spettacolo, è possibile accedere alla pensione anche con quindici anni di contributi. Il perfezionamento dei contributi deve avvenire, però, prima del 31 dicembre del 1992 o successivamente, attraverso un’apposita autorizzazione.

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