Andare in pensione prima del previsto è, oggi, possibile grazie ad una serie di provvedimenti del Governo Renzi. Oltre all’Ape che, come abbiamo visto nella guida, si traduce in un prestito che il lavoratore contrae con un istituto di credito convenzionato, è possibile anche accedere al part time, un’altra formula di abbandono “graduale” del lavoro. Insomma il tema del prepensionamento è tornato alla ribalta dopo che la Riforma Fornero, negli anni scorsi, aveva prolungato ulteriormente l’età per usufruire della previdenza.
Prepensionamento: Come funziona l’Ape volontaria?
Indice dei contenuti
Ed è proprio il superamento della Riforma Fornero a rappresentare il tema che più volte le aree politiche ripropongono. Con l’Anticipo Finanziario a Garanzia Pensionistica, ovvero l’Ape, i lavoratori che abbiano l’età ed una determinata quantità di contributi, possono accedere alla pensione con un anticipo pari a tre anni e sette mesi rispetto ai canoni decisi dalla precedente riforma. Possono usufruire dell’Api solo i lavoratori nati tra il 1951 ed il 1953.
Questa formula di prepensionamento, però, ha determinati rovesci della medaglia. E’ innanzitutto la diminuzione dell’assegno mensile a rappresentare il punto di maggiore importanza. Anticipare la pensione significa, nei fatti, diminuirne l’importo. L’assegno calerà da un minimo del 5 ad un massimo del 15%, a seconda del periodo di anticipo. Terminato il periodo di previsto per l’Api inizierà quello effettivo della pensione, anche se l’assegno continuerà ad essere oggetto della trattenuta prevista per ripagare l’anticipo erogato dalla banca.
Insomma quella dell’Api è una formula di prepensionamento che si basa su un prestito che la banca eroga al pensionato e che dovrà essere ripagato in venti anni. Al prezzo degli interessi si aggiunge anche quello delle polizza assicurativa che il pensionato dovrà sottoscrivere con un’apposita compagnia assicurativa. Si tratta di un’assicurazione in grado di garantire il pagamento del prestito alla banca, in caso di premorienza da parte dell’assicurato. Il tutto, come detto, ricade sull’assegno mensile.
L’età minima per richiedere il prepensionamento attraverso l’Ape è di 63 anni, è necessario, inoltre, avere minimo venti anni di contributi e non essere in possesso di un trattamento pensionistico diretto.
Prepensionamento per l’assegno sociale: l’Ape Sociale
Anche chi ha diritto alla pensione sociale può accedere all’anticipo attraverso l’Ape Sociale. Anche questa è una formula di prepensionamento che prevede il versamento di un assegno mensile prima di aver maturato l’età effettiva per la pensione. Una radicale differenza caratterizza, però, l’Ape volontario dall’Ape sociale: la mancanza dell’obbligo di restituzione allo Stato. In pratica si tratta di una formula che, in questo caso, è interamente a carico dello Stato.
L’Ape sociale può essere richiesta da chi non ha un lavoro a seguito di licenziamento, dimissioni per giusta causa o di risoluzione consensuale, abbia cessato di usufruire dell’assegno di disoccupazione per un periodo di almeno tre mesi. Si aggiungono i soggetti che assistono un familiare in condizione di handicap da almeno sei mesi e che è oggetto di una riduzione della capacità lavorativa, certificata dall’Asl, pari ad oltre il 74%.
Il part time
Un’altra forma di prepensionamento è il part time. Si tratta di una modalità prevista per chi non ha maturato ancora i requisiti per accedere all’Ape volontaria. Il part time può essere sottoscritto esclusivamente dai dipendenti del settore privato, a determinate condizioni.
Il lavoratore deve essere in possesso di un contratto a tempo indeterminato oltre ad un orario pieno. Sono necessari, inoltre, i canonici venti anni di contributi previsti anche per la pensione di vecchiaia.
L’ultimo requisito necessario è la durata del lavoro, stabilita a tre anni, prima della pensione. Questa particolare formula, a differenza dell’Ape, non prevede alcuna decurtazione sull’assegno mensile. La riduzione dell’orario lavorativo va dal 40 al 60% del totale con i contributi che vengono versati come ad orario pieno; naturalmente lo stipendio viene decurtato in base alle ore in meno.