Partirà nel mese di settembre prossimo la nuova formula di sostegno al reddito messa in campo dal Governo per venire incontro alle difficoltà di milioni di italiani giunti sull’orlo dell’indigenza. Si tratta del REIS, l’assegno di povertà, un assegno che sarà versato mensilmente solo a determinate categorie di soggetti. Il nome assegno di povertà è, però, incompleto visti i requisiti necessari per accedere. Non è il reddito a rappresentare la condizione esclusiva per accedere alla forma di assistenza per i più bisognosi.
Il nome tecnico è, infatti, REI, sigla che indica la formula ”Reddito di Inclusione” trattandosi di un sostegno che va al di là dell’aspetto puramente economico. Con l’assegno di povertà, in pratica, il Governo punta a reinserire nel circuito lavorativo gli aventi diritti nell’ambito di un progetto di formazione professionale.
Messo in campo per le crescenti forme di indigenze, soprattutto in quella che una volta era conosciuta come ”classe media” il REIS è rivolto alle famiglie che, trovandosi al di sotto della soglia di povertà, non sono in grado di acquistare beni e servizi essenziali per il proprio sostentamento. Sono quattro milioni le persone che si trovano in questa particolare condizione, un numero record che desta non poca preoccupazione per le ricadute sociali a breve e lungo termine. Ma come funziona l’assegno di povertà?
REIS, come funziona il meccanismo per la lotta alla povertà
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Il REIS rientra nel progetto complessivo di assistenza che si compone, oltre all’assegno, anche la Carta SIA, la cui adozione riguarderà tutti i comuni italiani. L’assegno di povertà è, in sostanza, un dispositivo di sostegno al reddito esclusivamente destinato ai soggetti che si trovano al di sotto della cosiddetta soglia di povertà.
L’obbiettivo, come detto, è il sostegno economico, ma anche lavorativo con una serie di progetti rivolti all’inclusione sociale degli indigenti. L’ambito di operatività del REIS non si ferma al solo impiego, ma anche alla formazione, sia scolastica che professionale, in grado di garantire maggiori possibilità di lavoro per tutti i componenti del nucleo familiare.
I soggetti che vorranno beneficiare dell’assegno di povertà saranno tenuti a mostrare un reddito al di sotto della soglia, stabilita anno per anno, ma anche di essere disposti a partecipare a percorsi individualizzati volti all’inserimento nel mondo del lavoro, mentre per i figli minorenni le misure saranno rivolte al prosieguo del percorso di studio. Saranno i comuni ad erogare gli assegni oltre all’INPS che si occuperà di ulteriori incombenze. L’ente comunale, inoltre, dovrà realizzare dei percorsi di inserimento nel mondo del lavoro e più in generale nella società.
A quanto ammonta l’assegno di povertà?
L’ammontare del sostegno alla povertà sarà versato su una carta prepagata con un funzionamento che non si discosta dal funzionamento della carta SIA e della ”vecchia” Social Card. La carta potrà essere utilizzata in tutte le attività commerciali convenzionate, nei negozi di generi alimentari, nelle farmacie e nelle parafarmacie.
Il tema è ancora oggetto di dibattito nella maggioranza e non è ancora chiaro a quanto ammonti la consistenza dell’assegno di povertà. L’orientamento del Governo sembra essere di massimo cinquecento euro per ogni famiglia. Per un membro la somma mensile ammonta ad ottanta euro mensile, per due membri di 160, per tre 240, per quattro 320 e per cinque di 400.
I requisiti
I requisiti per richiedere l’assegno di povertà non si discostano da quelli previsti per la carta Sia. In pratica è necessario essere in possesso delle cittadinanza italiana o comunque dell’Unione Europea, uno dei componenti del nucleo familiare deve essere minorenne. In caso di parità di condizioni, la precedenza sarà data ai nuclei familiari che vivono un disagio abitativo, certificato anche dall’ente comunale, ai nuclei familiari monogenitoriali, alle famiglie con tre o più figli minorenni, con già due figli ed un terzo in arrivo e i nuclei familiari con uno o più figli minorenni in condizioni di disabilità.
L’Isee deve essere inferiore a seimila euro annuali con l’indicazione del patrimonio immobiliare; è necessario, inoltre, che uno dei componenti adulti sia disoccupato al momento della domanda.