Da sempre uno dei temi caldi del web è la pensione. Le continue modifiche ai requisiti, sugli importi e riguardo la possibilità di andare in pensione anticipatamente, sono argomenti sempre più ricercati su internet. Ma un altro aspetto risulta ai vertici dei motori di ricerca nel nostro paese: il rimborso della pensione. Non tutti sanno che è possibile richiedere all’INPS un indennizzo equivalente alla mancata rivalutazione dell’importo pensionistico decisa dalla Manovra “Salva Italia” del dicembre 2011.
Ebbene sì, quel provvedimento è stato giudicato, dalla Corte di Costituzionale, in contrasto con le leggi del nostro paese. La conseguenza immediata della decisione è stato il rimborso della pensione per i tanti pensionati italiani che hanno subito le dirette conseguenze del provvedimento dell’allora Governo Monti. Ma chi può richiedere il rimborso pensioni? Fino a quando è possibile inviare la domanda? Chi può richiedere la restituzione totale della mancata restituzione? Si tratta di requisiti ricorrenti nella mente di chi ha visto un diritto violato.
Rimborso pensioni: di cosa si tratta?
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Ogni pensionato deve ricevere una prestazione previdenziale rivalutata al costo della vita anno per anno; la decisione della Corte rappresenta una sonora bocciatura del provvedimento inserito nel Decreto Salva Italia, perciò chiunque abbia subito la mancata rivalutazione della pensione, ha pienamente diritto ad un rimborso.
Si tratta, in pratica, degli italiani che sono andati in pensione prima del 31 dicembre del 2011, per due scatti di perequazione automatica e prima del 31 dicembre dell’anno successivo, per uno scatto. La somma percepita deve essere pari o superiore a 1.405, 05 lordi, ovvero 1.088 euro netti nel 2012 e 1.443 euro lordi (1.117 euro netti) nel 2013. Insomma chi ha ricevuto un importo pensionistico pari a tre volte il minimo può richiedere al rivalutazione totale per gli anni 2012 e 2013.
Appena pubblicata la sentenza, non si contano le associazioni, le organizzazioni sindacali e gli studi legali che hanno intrapreso azioni collettive. Uno dei primi passi, per attivare il procedimento ed evitare la prescrizione, era di inviare una lettera di diffida all’INPS. Il termine per presentare la domanda era, però, il 31 dicembre del 2016; da allora il tutto è caduto in prescrizione.
Quanto spetta?
In realtà anche chi ha inviato la richiesta di rimborso della pensione, nei termini previsti, ha visto complicarsi le cose. L’INPS ha infatti rifiutato una notevole quantità di domande e una nuova normativa del Governo Renzi ha ulteriormente ristretto la platea dei pensionati che possono usufruire del rimborso totale. Con il Decreto Poletti, in pratica, solo chi ha ricevuto una pensione con un importo pari al triplo della quota minima può accedere al rimborso integrale della pensione. Per i restanti, l’importo scende a quote inferiori.
E’ il caso dei pensionati con una pensione pari al quadruplo della pensione minima. Per loro il rimborso della pensione è pari al 40% della rivalutazione. Scende ulteriormente la somma spettante ai pensionati con una pensione pari a cinque volte il minimo, in questo caso si ha diritto al 20% della mancata rivalutazione. Il 10% spetta, invece, ai pensionati con un importo pari al sestuplo della quota minima. Per chi ha una pensione ancora maggiore, l’INPS non corrisponde alcunché.
Nuova sentenza della Corte?
Ma potrebbe anche non essere finita qui. Un nuovo capitolo si potrebbe aggiungere alla questione del rimborso della pensione; a molti il mancato rimborso, da parte dell’INPS, non è andato giù. Non si contano i ricorsi inviati alla Corte Costituzionale che invocano una nuova sentenza sulla questione, riaprendo il caso.
La restituzione mancata o parziale, per chi ha presentato la richiesta di rimborso integrale, è vista, infatti, come un mancato rispetto della sentenza. Insomma la questione è ancora appesa ad un filo e non è detto che la risposta che l’INPS ha dato ai pensionati, oggetto della mancata rivalutazione, sia legittima.