Introdotta negli anni trenta come una sorta di gratificazione da destinare ai lavoratori, la tredicesima è un diritto dei lavoratori dipendenti del nostro paese. Si tratta, in pratica, di una retribuzione differita che ogni lavoratore matura nell’arco dell’anno e che viene versata solo nel mese di dicembre.
E’ il datore di lavoro a doverla corrispondere ai dipendenti versandola nella busta paga, sia ai lavoratori a tempo indeterminato che a quelli con contratto a tempo determinato. Il pagamento della tredicesima, a differenza della quattordicesima, è obbligatorio in ogni caso, anche per i lavoratori con contratto di apprendistato.
Come accennato in precedenza, la maturazione della tredicesima avviene ogni mese, da gennaio a dicembre. In pratica l’azienda è tenuta ad accantonare una determinata somma per tutto l’anno e corrisponderla a dicembre, prima delle festività; da qui nasce il termine ‘‘gratificazione natalizia” dato spesso alla tredicesima. E’ importante tenere presente, inoltre, che sulla somma corrisposta una determinata imposizione che ne riduce l’importo.
Tassazione tredicesima: come viene applicata?
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Gli oneri fiscali applicati sulla tredicesima pesano non poco sulla somma. E’ del 31% la decurtazione prevista sulla tredicesima rispetto al normale stipendio. Il datore di lavoro, invece, deve corrispondere un onere del 42% in più rispetto alla classica retribuzione.
Per un operaio metalmeccanico, ad esempio, il titolare dell’azienda versa una somma pari a 2.195 euro, ma al netto della tassazione tredicesima al dipendente viene corrisposta una somma pari a 1.077 euro. Alla tassazione della tredicesima devono essere aggiunte, inoltre, tutte le imposte che hanno scadenza proprio nel periodo di dicembre come l‘Imu e la Tasi.
E’ indispensabile tenere presente, inoltre, che sulla somma ricevuta per la tredicesima non sono applicabili le detrazioni per lavoro dipendente o per i familiari a carico. Insomma un importo su cui la tassazione ha un peso notevole; ma come viene calcolato, dai datori di lavori, il totale da destinare alla tredicesima?
Calcolo della tredicesima
Come detto in precedenza la tredicesima consiste in uno stipendio aggiuntivo corrisposto al lavoratore al termine dell’anno. Da ciò ne deriva che la somma destinata alla tredicesima deve corrispondere ad un dodicesimo della retribuzione lorda annuale. Il calcolo va effettuato, dunque, sui mesi mesi di lavoro effettuati.
In pratica se un lavoratore ha lavorato dal mese di marzo a dicembre, ricevendo uno stipendio lordo di 1000 euro, il calcolo della tredicesima andrà effettuato prendendo in considerazione la retribuzione lorda per i mesi lavorati diviso il totale delle mensilità; quindi mille per dieci, diviso per dodici. L’importo della tredicesima sarà, quindi, pari a 833 euro. Ma in quali casi matura la tredicesima durante l’anno?
Quando matura la tredicesima?
Come detto in precedenza la tredicesima va calcolata in base ai mesi lavorati, ma matura anche quando il lavoratore non stia svolgendo effettivamente l’attività lavorativa, per uno dei seguenti motivi.
Giorni di ferie;
Assenza per malattia;
Cassa Integrazione;
Infortunio;
Maternità, ma solo nel caso in cui si rispettino i limiti temporali previsti.
Congedo Matrimoniale;
Allattamento.
La tredicesima non matura, invece, negli straordinari e per l’aspettativa.
Tredicesima per colf, badanti e pensionati
Regole specifiche sono applicate per il versamento e per la tassazione della tredicesima per le colf e per le badanti. La normativa prevede, infatti, che anche queste particolari categoria professionali ricevano la tredicesima.
Il calcolo viene effettuato, anche in questo caso, moltiplicando la retribuzione lorda mensile per i mesi lavorati diviso le mensilità. Il calcolo può essere effettuato, però, solo per chi ha un contratto a tempo pieno. Per chi ha un contratto a ore, invece, la somma destinata alla tredicesima è il risultato della moltiplicazione della retribuzione settimanale per 52; il tutto diviso per 12.
Per i pensionati, invece, il versamento viene ”spalmato” nei dodici mesi.