Adeguamento Istat affitto 2017: le novità previste nel nuovo anno

L’adeguamento dell’affitto è la rivalutazione dell’importo mensile, riconosciuta per il canone di locazione ed applicata ogni anno, in base alle variazioni del costo della vita. Si tratta, in pratica, di un aggiornamento che avviene a cadenza annuale e che prevede una somma aggiuntiva che viene sommata annualmente al canone.

L’adeguamento Istat dell’affitto è riportato tra le condizioni contrattuali stabilite tra le parti e non va sottovalutato. E sempre nel contratto di locazione può essere definito in due diverse modalità: nei contratti liberi nel quale l’inquilino è tenuto a versare la quota aggiuntiva in maniera automatica oppure nei contratti a canone concordato come richiesta retroattiva e senza arretrati.

Adeguamento affitto Istat: le caratteristiche principali

Uno dei primi elementi da tenere presente, quando si parla dell’adeguamento affitto Istat, è che è il proprietario dell’immobile a dover richiederlo all’inquilino sotto forma scritta. Si tratta di un passaggio fondamentale e che deve essere realizzato anche se previsto chiaramente dal contratto. Ma come si calcola?

In molti contratti non viene specificato quali valori vengano valutati per l’adeguamento dell’affitto dell’Istat. In questo caso viene applicato un valore che rappresenta una media annuale dei prezzi al consumo. Può accadere, inoltre, che nella sottoscrizione di affitto, sia previsto un adeguamento pari al 75% del valore dell’inflazione calcolata dall’Istituto di Statistica, in altri casi del 100%; insomma gli elementi da considerare sono davvero tanti.

Il calcolo

Come detto il calcolo dell’adeguamento Istat sugli affitti può essere effettuato in differenti modalità. E’ l‘indice FOI (indice dei prezzi per la valutazione monetaria) a dover essere preso in considerazione, ovvero la variazione dei prezzi dei beni di consumo rispetto al periodo precedente.

Il dato preso in considerazione per l’applicazione dell’adeguamento è il più recente possibile, di solito riferito ai due mesi precedenti. Il valore risultante dal calcolo deve essere applicato al mese successivo a quello in cui è stabilita la scadenza del contratto.

Se, ad esempio, viene valutato un aumento generale dei prezzi pari al 2%, verrà applicato un’aggiunta del 2% sull’ammontare mensile, o dell’1,50% nel caso di valutazione sia del 75%. La modifica è valida per l’intero anno.

Adeguamento Istat affitto 2017, i primi dati disponibili

Come sempre il calcolo avviene prendendo in considerazione i dati dell’anno precedente, ovvero il 2016. E i numeri dell’anno scorso rappresentano senza dubbio una buona notizia per chi vive in affitto. L’adeguamento Istat affitto, per il 2017 è negativo, per effetto dell’inflazione che, nel 2016, ha viaggiato su valori pressoché vicini allo zero raggiungendo, in alcuni periodi dell’anno, numeri addirittura negativi.

Se si prende in considerazione la media dell’indice Foi per l’intero anno scorso, la variazione è, infatti, pari a – 0,1%. Insomma i canoni di fitto saranno in discesa per tutto il 2017, una condizione dettata dalla stagnazione dei prezzi, con punte di deflazione che si riflettono inevitabilmente sull’indice FOI dell’Istat.

Canoni di locazione, le previsioni per il prossimo futuro

Il valore dei canoni di fitto ha conosciuto, negli ultimi otto anni, un vero e proprio tracollo. La crisi economica ha travolto il settore immobiliare con le vendite ferme dal 2008 al 2009 ed in un’ulteriore fase di calo dal 2013 al 2015.

Nel 2016 il settore ha intrapreso una lieve ripresa accompagnata, inevitabilmente, da una crescita dei prezzi. La diminuzione dell’offerta di immobili, ma soprattutto l’aumento della qualità delle strutture in vendita, hanno garantito un sospiro di sollievo.

Uno dei fenomeni che accompagna questa nuova timida vitalità del settore immobiliare, è la diffusione del canone concordato, una formula che consente alle parti di decidere insieme le condizioni contrattuali e, naturalmente, l’importo mensile. La formula, il cui sviluppo è il frutto anche del periodo di difficoltà che il settore vive tuttora, raggiunge oggi il 22,9% dei contratti totali contro il 18% del 2015.

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