Il tasso IRS, acronimo che sta per “Interest Rate Swap” è uno dei più importanti indici in campo economico con ricadute significative sui prestiti e sulle operazioni finanziarie. In sostanza quando si parla di IRS, si intende l’indice di riferimento uguale alla media delle varie quotazioni con cui gli istituti di credito europei stipulano swap, per coprire i rischi di interesse.
Si tratta, quindi, di uno strumento che permette alle banche del vecchio continente di tutelarsi nel caso in cui i tassi di interesse aumentino in maniera eccessiva con possibili esborsi nei mutui a tasso fisso.
La banca, in sostanza, si protegge nel caso di operazioni speculative attraverso determinati accordi con enti terzi che si mostrano disposti ad accollarsi i rischi, in caso di variazioni “pericolose” del mercato. Le tipologie di IRS variano a seconda del periodo di durata (leggi la nostra guida sull’andamento storico).
Quali sono le tipologie di IRS?
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Esiste, in pratica, il tasso IRS ad un anno, a due anni; fino a trentanni. Ogni anno ha un valore del tasso di IRS sempre differente e a durate superiori rispetto al precedente, corrisponde un tasso maggiore del valore. Così la banca, per ottenere un guadagno, incasserà dal finanziamento sottoscritto, il tasso dello swap aggiungendo un margine per sé stessa: quest’ultimo è il famoso spread.
Ma cosa si intende con il termine swap? E’ letteralmente lo scambio di flussi di cassa tra due istituti di banca. Si tratta di un efficace strumento con il quale le banche si proteggono dai rischi del mercato finanziario, nel settore dei mutui. Proprio nei contratti di mutuo il tasso IRS è di fondamentale importanza visto che determina, con le sua variazioni, l’indicizzazione dei contratti di finanziamento a tasso fisso.
Il ruolo dell’IRS nei contratti di mutuo
Le caratteristiche principali dell’IRS sono: la tassazione delle plusvalenza per una quota di venti punti percentuali, la possibilità di essere oggetto di scambi sul mercato finanziario, le scadenze che ricadono, a secondo del periodo, a tre, sei, nove e dodici mesi, una tassazione delle plusvalenze pari ai venti punti percentuali ed infine la possibilità di cessione o rinegoziazione. Gli elementi presenti in un contratto sono l’importo di scambio, il capitale nozionale che permetterà di effettuare i vari calcoli e i dettagli su quando è stato stipulato l’accordo (l’inizio alla scadenza). Ma che peso ha il tasso IRS sui mutui?
Come detto in precedenza questo tasso interessa esclusivamente i mutui a tasso fisso. Si tratta di una tipologia di contratto che viene spesso preferita per la tranquillità con la quale il cliente può affrontare il pagamento della rata mensile.
Ma se per i contratto di mutuo a tasso fisso il cliente è già pronto all’idea di vedere lievitare o diminuire gli interessi sulla rata da pagare, a seconda delle condizioni del mercato, pochi sanno che anche i mutui a tasso fisso possono nascondere delle insidie riguardo il tasso di interesse applicato dalla banca sulla rata da corrispondere. Il tutto dipende da una serie di fattori che devono essere controllati attentamente al momento della sottoscrizione di un contratto di mutuo magari valutando la stipula di un mutuo a tasso variabile con CAP. Ed è proprio il tasso IRS a rappresentare uno degli elementi da tenere in maggiore considerazione.
L’importanza del tasso IRS nella valutazione di un contratto di mutuo a tasso fisso
L’Interest Rate Swap, insieme allo spread, possono avere ricadute importanti su questa particolare tipologia di contratto. I vari istituti di credito, infatti, alla richiesta dei clienti, forniscono informazioni circa il TAN, cioè il Tasso Annuo Nominale: una voce che comprende vari costi applicati al mutuo da pagare, ma evitano di parlare del tasso di IRS e dello spread con il quale è stato calcolato.
Il TAN, infatti, è semplicemente la sommatoria del valore dell’IRS rilevato nel momento in cui si sottoscrive il contratto, più il differenziale che la banca attua a suo piacimento, cioè lo spread. Ma se quest’ultimo aspetto non subisce nessun tipo di mutamento perché è un elemento standard per le varie tipologie di contratto rimanendo costante per tutta la durata di mutuo, la quota dell‘IRS è, invece, caratterizzata da continue modifiche, a seconda degli “umori” del mercato interbancario e finanziario.
Le variazioni di questo valore, quindi, non sono ininfluenti sul mutuo a tasso fisso che si è sottoscritto, ma anzi possono avere delle ricadute significative sulla rata.
La differenza tra il tasso IRS indicato nel preventivo e nel contratto
In sostanza i continui mutamenti di questo tasso IRS possono causare un peso maggiore della rata di mutuo. Non è affatto difficile, infatti, che la rata del mutuo a tasso fisso stabilita nel preventivo risulti completamente differente nel giorno nel quale si va a sottoscrivere il contratto. Tra i due passaggi, potrebbero essere trascorse, infatti, delle settimane con una variazione del IRS che potrebbe comportare delle rate differenti da quelle valutate in precedenza.
Una delle richieste che il cliente deve effettuare all’istituto di credito, al momento della stipula del contratto di mutuo, è quindi di indicare il giorno a cui il tasso di IRS viene applicato, oltre al valore dello spread che la banca propone per quella determinata tipologia di mutuo che si va a firmare.
Solo attraverso queste specifiche informazioni sarà possibile comprendere quale sarà il tasso che la nostra banca stipulerà per il contratto di mutuo. Si tratta di una semplice operazione aritmetica che prevede l’addizione del tasso di IRS più l’entità dello spread applicato. A questo punto sarà chiaro il reale peso del tasso annuo nominale applicato sul proprio contratto.
Solo così l’utente sarà in grado di conoscere i costi a cui realmente va incontro al momento della stipula del mutuo a tasso fisso; a patto che il tasso di IRS sia realmente aggiornato. Un altro elemento di difficoltà è nella diversa applicazione del tasso. Ogni istituto di credito, infatti, al momento della sottoscrizione del contratto, stipula una tipologia di IRS differente.
Le modalità di applicazione dell’IRS
Sono tante le banche che prendono in considerazione il valore dell’Interest Rate Swap dell’ultimo giorno del mese precedente a quello in cui viene stipulato il contratto. In sostanza, nel caso in cui il contratto venga sottoscritto nel mese di dicembre, il tasso calcolato al mutuo, sarà quello del 30 novembre.
Un altro metodo utilizzato, ad esempio, dalla WeBank, è quello di prendere in considerazione la variazione avvenuta il giorno venti del mese precedente mentre, in altri casi, l’istituto effettua la valutazione sull’IRS del secondo giorno precedente alla stipula del contratto.
Insomma una vero e proprio caos nella modalità di valutazione del tasso. La legge, però, prescrive agli istituti di precisare per scritto sul foglio illustrativo la modalità di valutazione dell’IRS. Anche se è sempre consigliabile, soprattutto se non esperti della materia, chiedere espressamente questo aspetto all’operatore, anche al momento della consegna del preventivo.
In generale, comunque, è utile comprendere che il tasso che viene riferito al momento del preventivo è spesso approssimativo e che le variazioni del valore possono essere numerose, anche in poco tempo. Ma quali fattori determinano l’andamento dell’IRS?
Cosa influenza il tasso l’IRS?
Sono i mercati dei tassi a lungo termine che condizionano le quotazioni del valore dell’IRS. L’andamento, in sostanza, è agganciato a quello degli investimenti obbligazionari di uguale durata. Naturalmente a contratti più lunghi, corrispondono interessi maggiori. Ad andamenti rivolti al rialzo dei maggiori listini, corrisponde la lievitazione del taso di IRS. Si tratta di variazioni significative, anche di quote notevoli, in poco tempo.
Nel periodo caratterizzato dalla crisi della Grecia con il paventato default del debito sovrano del paese ellenico, le quotazioni del valore hanno riscontrato un vero e proprio crollo con la discesa dei rendimenti tedeschi ed inevitabili ricadute sulla sottoscrizione dei mutui a tasso fisso. I finanziamenti, in sostanza, in quei mesi apparivano molto più convenienti. Nell’ultimo periodo le condizioni economiche particolarmente incerte, hanno favorito un nuovo crollo del valore, insieme a quello dell’ Euribor; una serie di condizioni che favoriscono il mercato dei mutui a tasso fisso.
L’IRS e la surroga del mutuo
Ma le ricadute dell’andamento del valore dell’IRS non si fermano alla sola sottoscrizione dei nuovi contratti di mutuo. Pochi sanno che l’entità di questo indicatore può determinare la reale convenienza del mutuo di surroga. Il passaggio da un contratto di mutuo a tasso fisso da una banca all’altra, infatti, risulta molto più conveniente nel caso in cui il valore dell’IRS sia in discesa o comunque su quotazioni basse.
Anche in questo caso risulta quindi essenziale controllare attentamente le variazioni del valore prima di effettuare una scelta del genere. Ma dove si può monitorare le quotazioni del valore dell’IRS?
E’ la Federazione Europea delle Banche che ne pubblica il valore, ogni giorno. Ma basta recarsi, in rete, sui sito web delle maggiori testate online specializzati nel settore economico per visionarne il valore. Il celebre giornale Il Sole 24 Ore, ad esempio, ne mostra le variazioni quotidianamente nell’apposita pagina 39 dedicata proprio alla finanza ed i mercati.
Aggiornamenti in tempo reale a cui si aggiungono spesso approfondite analisi sull’andamento storico del valore accompagnato spesso a quello dell’ Euribor: valori di fondamentale importanza per chi si appresta a sottoscrivere un contratto di mutuo.