Il contributo affitto è un sostengo che lo Stato offre agli affittuari che non riescono pagare il canone di locazione per gravi motivi non dipendenti dalle loro volontà. L’erogazione avviene grazie all’apposito Fondo Morosità Incolpevole e viene assegnato attraverso i comuni.
Si tratta di un meccanismo introdotto dalla Legge di Stabilità, già da alcuni anni, e che ha consentito a tante famiglie in difficoltà di pagare le rate del contratto di locazione ed evitare lo sfratto.
Il Fondo, in realtà, opera solo nei comuni ad alta ”tensione abitativa” e prevede una somma che negli anni è stata oggetto di continui ritocchi. Se tra il 2014 ed il 2015 le quote disponibili ammontavano a venti milioni, nel periodo successivo il Fondo è stato incrementato di 12,73 milioni fino a raggiungere i 190 milioni di euro tra il 2016 ed il 2020.
Il contributo affitto rientra in una serie di provvedimenti tesi a salvaguardare i tanti italiani a rischio sfratto come il Fondo Anti-sfratti ed il Fondo Nazionale Sostegno all’Accesso alle Abitazioni in Locazione. Si tratta di una formula di sostegno ai più bisognosi e che si aggiunge alla social card ed al reddito di inclusione. Si tratta, anche in questo caso, di un Fondo erogato dallo Stato, ma gestito dai comuni attraverso la pubblicazione di appositi bandi.
I requisiti
Le risorse, tutto sommato ridotte per l’emergenza abitativa che vive il nostro paese, rendono i requisiti per accedere al contributo di affitto molto restrittivi. In particolare è previsto che l’erogazione sia corrisposta agli inquilini morosi la cui condizione deriva dalla perdita del lavoro, dalla riduzione dell’orario lavorativo, dall’applicazione della cassa integrazione e dal mancato rinnovo di un contratto a tempo indeterminato.
Anche chi esercita la libera professione ed è costretto a cessare la propria attività lavorativa autonoma può accedere al contributo affitto come anche i nuclei familiari in cui uno dei componenti della famiglia che concorreva attivamente al reddito complessivo muoia.
In ogni caso per accedere al contributo affitto è necessario essere in possesso di un reddito inferiore ai 26mila euro, non avere un altro immobile nella stessa provincia ed aver ricevuto la convalida dello sfratto per morosità.
Anche l’immobile deve rispondere a determinati requisiti: non deve essere considerato dal Catasto come casa di lusso né di pregio (per approfondire leggi la guida sulle categorie catastali).
La residenza nell’immobile, invece, deve essere di almeno un anno.
E’ ritenuto un criterio preferenziale avere un figlio di età inferiore ai diciotto anni e la presenza di un componente con età superiore ai settantanni o invalido al 74%.
La richiesta del contributo di affitto
Come detto è il Comune ad erogare i fondi, pertanto è all’ente comunale che vanno inviate le richieste. L’importo massimo erogabile è di ottomila euro e viene versato in tre diverse modalità.
Se il titolare dell’immobile rinuncia allo sfratto, il contributo di affitto ammonta alla morosità pregressa fino alla quota massima.
In caso di proroga dello sfratto il contributo ammonta ai mesi del differimento mentre se il locatario provvede a stipulare un nuovo contratto in un immobile diverso da quello oggetto dell sfratto, il contributo ammonta alle mensilità del nuovo contratto di locazione.
In ogni caso la richiesta può essere accettata solo in caso di bandi aperti e di risorse disponibili. Ricevuta la richiesta il Comune provvede ad avvisare il Ministero delle Infrastrutture che verificherà la possibilità, o meno, di erogare le risorse.
Per verificare la possibilità di accedere al contributo è utile controllare la pubblicazione del bando sul sito del comune, le somme messe a disposizione e la scadenza. Si tratta di elementi che possono variare da comune e comune pertanto è utile informarsi bene rivolgendosi all’ufficio del municipio di residenza e nei sindacati degli inquilini.