L’equo canone è una gestione del settore immobiliare prevista, in passato, dallo Stato. In pratica era la legge a regolare, di volta in volta, l’ammontare del canone di locazione. Vari parametri erano presi in considerazione tra cui le varie caratteristiche degli immobili. Si tratta di una specifica classificazione delle strutture abitative (case rurali, ultrapopolari, popolari, economico, civili e signorili). A questi fattori generali della casa si aggiungevano altri aspetti non secondari quali il piano, la presenza o meno dell’ascensore, l’area dove è collocato l’immobile, il suo stato di conservazione e la grandezza della città.
L’introduzione dell’equo canone, stabilita con un’apposita legge il 27 luglio del 1978, ha regolato il settore della compravendita degli immobili per alcuni anni garantendo costi delle case accessibili a tutti gli utenti. Insomma uno strumento di grande utilità per tanti italiani, ma che con il tempo si è scontrato con le evoluzioni del mercato immobiliare. Ora la compravendita degli immobili viaggia su internet come spiegato in questa guida.
Così nel 1998 l’equo canone, come altre forme di regolamentazione del mercato immobiliare, sono andate definitivamente cancellate con la liberalizzazione definitiva del settore. Insomma un tema relegato per sempre in soffitta? Non proprio.
La classificazione degli immobili è tornata, in parte, alla ribalta con una sentenza della Corte di Cassazione. In pratica i giudici hanno decretato come, nella valutazione delle controversie riguardo la locazione, il giudice tenga in considerazione, a scelta, il valore di mercato oppure la rendita catastale. Il tutto senza nessun tipo di vincolo con l’equo canone o la classificazione dell’immobile come avveniva in precedenza.
Canone amministrato: le caratteristiche
L’equo canone aveva il preciso obbiettivo di stabilire un tetto massimo al pagamento delle rate mensili. Successivamente le parti hanno potuto accordarsi a seconda delle proprie esigenze, anche se, una nuova modalità è stata messa in campo: il canone amministrato.
Si tratta di una formula che prevede delle specifiche limitazioni riguardo la durata e le condizioni economiche previste. Ma è la gestione dell’Amministrazione Comunale a rappresentare uno dei fattori caratterizzanti del canone amministrato.
In pratica, con questa formula, tutte le agevolazioni per il locatore sono decisa dal Comune nel quale è collocato l’immobile. Si tratta di una soluzione che tiene in conto le maggiori conoscenze del territorio dell’Amministrazione Comunale. Proprio l’ente comunale è il soggetto principale di un’altra forma di canone: il canone concordato.
Canone concordato: le caratteristiche principali
Si tratta dell’ultima evoluzione del settore dei canoni. Con questa formula si può accedere a significative agevolazioni sui contratti di locazione. Si tratta di una formula di notevole interesse visto che a risparmiare sono sia i proprietari che gli inquini.
Sono i comuni, come detto, a doversi attivare per la messa a punto del canone concordato insieme ad eventuali associazioni di inquilini e proprietari di case. Tutte le parti devono, così, giungere ad una sorta di accordo che preveda i costi dei canoni minimi e massimi in ogni area della città.
Una delle caratteristiche principali della formula del canone concordato è la durata inferiore rispetto ai classici contratti. Si tratta di formule contrattuali dalla durata massima di tre anni più altri due di rinnovo.
Ma sono gli sconti applicati a rappresentare l’elemento di maggiore interesse. Un imponibile Irpef pari al 66,5% è una delle notevoli agevolazioni oltre all’imposta di registrazione dell’1,4% anziché il 2. In alcuni casi, inoltre, è possibile accedere a sconti sull’Imu, sempre nel caso in cui il comune abbia stabilito le aliquote più basse, cioè del 4 per mille.
Anche la cedolare secca può essere oggetto di uno sconto. In questo caso l’aliquota unica viene applicata al 10% anziché il 21% previsto in condizioni normali. Insomma uno sconto notevole per i proprietari, ma anche per gli inquilini che possono usufruire di notevoli detrazioni fiscali sulla dichiarazione dei redditi di 495,80 euro per i redditi inferiori a 15.493,71 euro e di 247,90 euro per redditi complessivi superiori a 30.987,41 euro.