Che cos’è l’Irpef? Su quali basi si calcola? Sono questi i quesiti che molti contribuenti si pongono ed a cui cercheremo di dare una risposta in questa guida. Irpef è un acronimo che sta per ”Imposta sul Reddito Persone Fisiche” e definisce un’imposta di tipo diretto, ma anche ”personale” e ”progressiva”. Ma cosa si intende con queste tre definizioni? L’Irpef si definisce innanzitutto diretta perché è applicata sulla ricchezza, ovvero il reddito prodotto da ogni singolo contribuente mentre la definizione ”personale” è dovuta al fatto che ricade su tutti i soggetti che producono una ricchezza nel nostro paese.
Ma è la progressività a rappresentare la caratteristica principale dell’imposta che viene applicata, in pratica, in quota percentuale sul reddito: quanto più è alta la retribuzione tanto maggiore sarà l’imposta da corrispondere allo Stato. Il presupposto per l’applicazione dell’imposta è, dunque, la redditività, ma non necessariamente prodotta dal lavoro. L’imposta viene applicata, infatti, anche sui redditi fondiari e su quelli da capitale, magari di investimenti, oltre al lavoro dipendente, autonomo, di impresa ed un’ultima voce definita ”Redditi Diversi”.
Insomma tutti devono pagare l’Irpef, tranne in particolari casi in cui si rientri nella ”No Tax Area”, un valore di reddito al di sotto del quale il soggetto è esente dalla classica imposizione fiscale. Rientrano nell’esenzione anche i soggetti con un’età al di sopra dei 75 anni e che abbiano un reddito inferiore agli 8mila euro o i lavoratori dipendenti con un reddito complessivo inferiore al limite annuale di 8.174 euro all’anno. E’ indispensabile tenere presente, inoltre, che alla tassa viene imposta un’addizionale regionale e comunale che aumenta l’importo. Specifici ”sconti”, invece, consentono di diminuirne l’importo. Si tratta delle detrazioni Irpef, un aspetto a cui i contribuenti italiani pongono molta attenzione.
Deduzioni e detrazioni Irpef: cosa sono e quando si applicano
Le detrazioni Irpef si suddividono in due categorie: gli oneri deducibili che vengono sottratti al reddito prima che venga effettuato il calcolo dell’imposta da corrispondere abbattendo, di conseguenza, la base imponibile sul cui avviene il calcolo dell’imposta.
Gli oneri detraibili, invece, vengono sottratti all’ammontare delle imposte da pagare diminuendo, di conseguenza, il risultato del calcolo effettuato sulla base imponibile. Insomma sia le detrazioni che le deduzioni rappresentano valori fondamentali a cui porre attenzione per abbattere il peso dell’imposta sul proprio reddito annuale. Comprenderne l’applicabilità è quindi essenziale per capire lo scaglione di riferimento e le relative percentuali di applicazione tenendo presente che al di sotto della soglia degli 8.174 euro nulla è dovuto all’Erario. Cosa sono gli scaglioni Irpef?
Aliquote e scaglioni Irpef nel 2017
Con il termine ”scaglioni Irpef” (leggi la guida) si intendono delle categorie in cui ogni contribuente può rientrare a seconda del reddito prodotto. Ad ogni scaglione corrisponde una tipologia di imposizione Irpef da corrispondere. Sono cinque gli scaglioni Irpef con le rispettive aliquote da applicare.
Al primo scaglione appartengono i contribuenti con un reddito che va da zero a quindicimila euro: in questa particolare condizione l’aliquota da corrispondere è uguale al 23% del reddito prodotto.
Per il secondo scaglione, ovvero dei soggetti con un reddito che va dai 15.001 a 28.000 euro l’imposta ammonta al 37%.
Un’aliquota del 38% è prevista, invece, per i contribuenti con un reddito che va dai 28.001 ai 55mila euro che rientrano nel terzo scaglione.
Al quarto scaglione, ovvero per i contribuenti con un reddito che va dai 55.001 ai 75.000 euro l’aliquota passa al 41%, ma calcolata solo sulla quota eccedente ai 55mila euro.
Il quinto scaglione, invece, si compone dei soggetti con un reddito che supera i 75mila euro, con un’aliquota del 43%. E’ indispensabile tenere presente che dal secondo scaglione in poi, l’aliquota Irpef è applicata sulla parte eccedente al reddito.
In pratica se un soggetto ha un reddito pari a 20mila euro annuali, pagherà un’aliquota di 3.450 euro con l’imposizione del 23% sui quindicimila a cui si aggiunge il 27% sulla parte eccedente ai 15mila ovvero sui restanti cinquemila.