Una delle caratteristiche principali dell’Irpef, l’imposizione fiscale sul reddito delle persone fisiche, è la progressività. Si tratta, in pratica, di un’imposta proporzionale all’imponibile, cioè al reddito percepito dal singolo contribuente. E’ l’aliquota a rendere l’imposizione adatta alle condizioni patrimoniali e reddituali di ogni soggetto in funzione degli scaglioni Irpef.
Quando si parla di scaglioni Irpef si intende una precisa classificazione, dettata dal Fisco, e che vede ogni contribuente inserito in un determinato “settore”. Ogni scaglione prevede, dunque, una precisa aliquota Irpef. Si tratta di un valore variabile compreso tra un minimo del 23 ed un massimo del 43%; insomma una forbice molto ampia ed in grado di produrre significative differenze tra i contribuenti con un reddito maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti o disoccupati; questi ultimi oggetto anche di esenzioni.
Le detrazioni
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Proprio riguardo quest’ultimo importante fattore è indispensabile tenere presente che i cambiamenti, stabiliti dall’Esecutivo anno per anno, possono essere davvero notevoli perciò tenersi informati è indispensabile.
Negli ultimi anni, però, il Governo di Matteo Renzi non ha ritoccato le aliquote ed, almeno per il 2017, i numeri rimangono gli stessi. Profondi cambiamenti dovrebbero essere introdotti, invece, nel 2018. Le detrazioni ammontano, quindi, al 19% contestualmente allo scaglione preso in esame.
Gli scaglioni IRPEF: il primo e il secondo
I contribuenti che hanno un reddito compreso tra o zero ed i quindicimila euro vengono classificati nel primo scaglione. Si tratta dei soggetti che potremmo definire “meno abbienti” e quindi oggetto di un’imposizione leggera. L’aliquota è quindi applicata alla percentuale minore, cioè pari al 23% e corrispondente ad una quota di 3.450 euro annuale. Realizzando una breve valutazione possiamo stabilire il reddito dei soggetti, che rientrano in questo scaglione, a 1.250 euro al mese.
Per quanto riguarda il secondo degli scaglioni Irpef il valore varia tra un minimo di 15.001 ad un massimo di 28mila euro. L’aliquota applicata è del 27% mentre la tassazione che, per i redditi più alti in questo scaglione Irpef, pari a 6.960 euro. Il reddito mensile, in questo settore, è pari a 2.355 euro.
Il terzo, il quarto e il quinto scaglione
Una forbice che va dai 28mila ed un euro fino ad un massimo di 55mila euro è considerata nel terzo scaglione Irpef. Si tratta di contribuenti con un reddito non superiore a 4.583 euro al mese. L’aliquota è stabilita al 38%, ma applicata solo per la parte eccedente ai 28mila euro. L’ammontare dell’imposta, in questo caso, è pari a 17.220, ma solo per i redditi più alti.
Nel penultimo degli scaglioni Irpef sono compresi i contribuenti con un reddito compreso tra i 55mila ed un euro fino ai 75mila euro, quota corrispondente ad un reddito che, al mese, non eccede il limite di 6.250 euro. L’aliquota è del 41%, ma come per il precedente scaglione, è applicata solo sulla quota eccedente ai 55mila euro.
Nel quinto scaglione vengono considerati i redditi più alti, pari ad oltre i 75mila euro. In questo caso l’aliquota è al massimo, cioè al 43%, mentre i soggetti più facoltosi, con entrate pari a 6.250 euro mensili, sono oggetto di un’imposizione pari a 25.420 euro all’anno a cui si aggiunge il 43% sulla quota di reddito eccedente.
Come si calcola l’imposta?
E’ sicuramente il fattore a cui porre maggiore attenzione prima di pagare l’Irpef. Come detto si tratta di una tassa progressiva che aumenta al crescere dell’imponibile. Quest’ultimo si valuta prendendo in considerazione il reddito complessivo, cioè il frutto della somma tra il reddito da lavoro (dipendente, di lavoro autonomo, fondiario, di impresa o di capitali) al netto degli oneri deducibili o le perdite registrate negli anni precedenti.
Si determina così l‘imposta lorda data dall’applicazione al reddito imponibile delle aliquote progressive previste negli scaglioni di reddito che abbiamo precedentemente analizzato. L’imposta netta è quindi il risultato della sottrazione di crediti e detrazioni dall’imposta lorda.
All’imposta netta ottenuta dovranno essere ulteriormente sottratti gli eventuali crediti di imposta, i versamenti realizzati a titolo di acconto e le ritenute alla fonte. Attraverso questo ulteriore calcolo matematico si ha la quota da versare.