La riapertura del mercato delle cessioni di crediti per il superbonus 110% coinvolge diverse istituzioni finanziarie, tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo. Queste banche stanno dando il via allo sblocco dei crediti per importi compresi tra 10.000 e 600.000 euro, con alcune regole specifiche.
Riapertura al Superbonus 2023
Il superbonus 110% ha recentemente visto una riapertura nel mercato delle cessioni di crediti, tuttavia, vi sono alcune restrizioni che vale la pena esaminare per comprendere meglio il processo:
- Cessione a soggetti specifici: la cessione dei crediti può avvenire solo a banche, intermediari finanziari, assicurazioni e altre società autorizzate.
- Documentazione completa: le imprese che desiderano cedere i crediti devono possedere tutta la documentazione e le asseverazioni previste dalle leggi in vigore.
- Sconto in fattura: è necessario che le imprese abbiano applicato lo sconto in fattura per poter cedere i crediti.
- Limiti temporali: i privati che non sono riusciti a cedere il credito hanno tempo fino al 30 novembre per trovare un soggetto al quale cedere il credito e inviare la comunicazione telematica all’Agenzia delle Entrate, pagando una penale di 250 euro.
- Capienza fiscale: nel caso in cui i privati non riescano a cedere il credito, saranno obbligati a ricevere il rimborso diretto, purché abbiano capienza fiscale sufficiente.
- Valore della cessione: il valore della cessione varia a seconda del tipo di bonus edilizio e del numero di rate annuali di rimborso fiscale. Ad esempio, il superbonus 110% viene remunerato all’85,80% del valore nominale del credito di imposta maturato.
È importante notare che, nonostante la riapertura delle cessioni di crediti, il superbonus non sarà più completamente gratuito. La riqualificazione degli immobili comporterà comunque dei costi, seppur ridotti, per i beneficiari del superbonus 110%.
Le nuove regole per il Superbonus del 2023
- In seguito alle recenti modifiche, la cessione del credito e lo sconto in fattura relativi al Superbonus 110% sono ora limitati esclusivamente ai condomini e ai proprietari di case unifamiliari. Tuttavia, per accedere a queste opzioni, è necessario che l’immobile sia la prima casa e che il quoziente familiare non superi i 15.000 euro. Inoltre, i beneficiari devono aver presentato la Comunicazione di inizio lavori entro il 16 febbraio dell’anno in corso.
- Per quanto riguarda le agevolazioni diverse dal Superbonus, la cessione del credito è consentita a patto che i lavori siano stati avviati prima del 17 febbraio. La prova dell’inizio dei lavori può essere fornita attraverso una CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata) o una richiesta di autorizzazione comunale, qualora fosse necessaria. Nel caso di edilizia libera, è possibile dimostrare l’avvio dei lavori mediante una ricevuta di pagamento oppure tramite un atto notorio che coinvolga sia il committente che l’impresa edile.
- Per coloro che non sono riusciti a cedere i crediti del 2022 entro il 31 marzo, resta ancora un’opportunità: dispongono infatti di ulteriori otto mesi per completare il processo. È possibile inviare la comunicazione telematica all’Agenzia delle Entrate entro il 30 novembre, corrispondendo una penale di 250 euro. Nel caso si opti per il rimborso diretto, per quanto riguarda il Superbonus, i beneficiari possono scegliere tra un piano di rimborso in quattro o dieci anni. La prima rata del rimborso verrà erogata nel 2024.
Un segnale promettente di ripresa nel mercato delle cessioni di crediti proviene da Unicredit, che ha recentemente annunciato l’intenzione di acquisire asset legati all’anno fiscale 2022, a condizione che appartengano a imprese che abbiano applicato lo sconto in fattura e siano in possesso di tutta la documentazione e delle asseverazioni richieste dalla normativa vigente. L’operazione riguarda crediti derivanti da qualsiasi bonus edilizio, per importi compresi tra 10.000 e 600.000 euro, con il prezzo di acquisto variabile in base al numero di rate annuali di rimborso fiscale.
Per illustrare meglio il concetto, prendiamo ad esempio il superbonus 110%: viene remunerato all’85,80% del valore nominale del credito di imposta maturato, corrispondente a 94,38 euro per ogni 100 euro di spesa. Invece, le agevolazioni con rimborso decennale vengono remunerate al 70% del credito. Ad esempio, il bonus ristrutturazione, che copre il 50% della spesa fino a 96.000 euro, viene pagato 35 euro per ogni 100 euro pagati dal cliente all’impresa.
In questa fase, l’operazione non coinvolge i privati che non sono riusciti a cedere il credito. Per loro, ci sarà tempo fino al 30 novembre per trovare un soggetto – non necessariamente una banca – a cui cedere il credito e inviare la comunicazione telematica all’Agenzia delle Entrate, pagando una penale di 250 euro. Se non riusciranno a cedere il credito, saranno obbligati a ricevere il rimborso diretto, a patto di avere capienza fiscale sufficiente.
Unicredit non è l’unica istituzione finanziaria a mostrare segnali di ripresa, seppur con prudenza. Banca Popolare di Milano (BPM) prevede di ritirare 3,5 miliardi di euro nel corso dell’anno, mentre Poste Italiane si appresta a rientrare nel mercato in cui è stata un protagonista nei prossimi giorni. Anche Intesa Sanpaolo, che ha già effettuato operazioni per 16 miliardi di crediti, sta liberando spazio fiscale attraverso operazioni di ri-cessione, come l’ultima intrapresa con la Luiss. Tuttavia, la banca ha intenzione di avviare nuove operazioni solo quando sarà in grado di garantire una copertura completa dei nuovi crediti.
Anche Crédit Agricole si trova in una posizione simile. Interpellata dal Corriere, la banca ha dichiarato: “Stiamo lavorando con una decina di primarie aziende partner per ampliare ulteriormente la nostra capacità fiscale, grazie alla cessione di crediti già acquistati a queste controparti. A partire da aprile, apriremo la possibilità di acquistare crediti con un plafond crescente man mano che verranno sottoscritti gli accordi”.
Nei prossimi mesi, verrà lanciata anche una piattaforma gestita da Enel X per sbloccare i crediti inceppati. Tuttavia, è importante sottolineare che il superbonus, inizialmente concepito per consentire la riqualificazione degli immobili non solo a costo zero, ma addirittura con un piccolo guadagno, non sarà più gratuito.